Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Quando qualunque cosa arriva in TV, smette di essere verità e diventa intrattenimento.
In un imprecisato punto dell'Appennino vicino a Campobasso, Aci Trullo è un paese invecchiato che rischia di estinguersi per denatalità e abbandono dei giovani. Il sindaco Piero Peluria, fallito il progetto di promuovere il paesino tramite internet, coglie al volo la morte accidentale della ricca contessa per montare un caso di omicidio e far decollare Aci Trullo agli onori della cronaca (nera). Basterà per invertire la triste tendenza?
Al suo secondo film Maccio Capatonda conferma i fondamentali del suo modo di fare: tono surreale sempre sopra le righe, gag a getto continuo, voglia di far divertire e riflettere insieme.
Anche in Omicidio all'Italiana osserviamo una serie di personaggi caratteristici, che ci intrigano per i loro caratteri esagerati o per il contesto in cui operano (in primis la conduttrice televisiva che si sostituisce nelle indagini alle Forze dell'Ordine; ma anche il marito gentile ed educato al cospetto di una famiglia di orientamento culturale decisamente diverso oppure il politico che risponde ad ogni domanda con frasi fatte (la preferita: un bambino deve avere sia un padre che una madre) e scorre un programma tipo e-bay per conoscere i prezzi d'asta di deputati accondiscendenti).
Pur apprezzando l'intento di coniugare satira, divertimento e denuncia del costume italico di questi anni, io però nutro un forte dubbio: cosa ci dice di veramente nuovo il buon Capatonda? non è che, quando illustra le esasperazioni dal turismo dell'orrore o le malefatte mediatiche di certi programmi che amano pascersi nella peggiore cronaca nera, alla fine non stia usando concetti già noti e stereotipati?
E in definitiva, (almeno per me) perché è sembrato faticoso arrivare alla fine di un film che dura solo un'oretta e mezza?
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