Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Parodia di un'Italia mostruosa, sciatta, superficiale soprattutto perché teledipendente e succube del richiamo di massa, il secondo Capatonda è in effetti un turbine piuttosto riuscito e divertente,in special modo nel suo iniziale avvio tutto sprint, gags e scenette dal ritmo sostenuto,quasi scoppiettante. Satira verso chi ci prova senza riuscirci.
Acitrullo è un paesino di 14 anime, anzi 12 - età media 68, anzi 74 anni, con un sindaco bonaccione e greve, con la perenne fascia strucida e sudata in groppa, che non sa più come fare per cercare di ravvivarlo ed adeguarlo ai ritmi di una metropoli come Campobasso.
Quando anche l'unica donna ricca (e zitella) del paese si rifiuta di elargire altri soldi per modernizzare quel borgo di quattro case aggrappate alla roccia, sindaco e vicesindaco strisciano in casa sua per chiedere persdono. Ma trovano la donna morta soffocata a causa di un boccone di troppo. Idea vincente fornita dalla tv accesa? simulare un omicidio per attrarre l'attenzione dei media, coltivare quel florido e sconcertante afflusso di turismo morboso in grado di rivitalizzare, e portare quattrini, al paesino desolato.
Quando anche la star numero uno della televisione viene portata in lettiga presidenziale sul luogo dell'ipotetico goffo delitto, ecco che la macchina perversa del richiamo di massa inizia a fare il suo corso, trasformando la località più sconosciuta del paese, in un luogo trandy e pieno di vita ove trascorrere vacanze da sballo.
Alla sua seconda incursione al cinema in qualità di regista, sceneggiatore e protagonista, torna l'irriverente Maccio (che per l'occasione si sdoppia interpretando pure un colorato mite padre di famiglia succube della suo mostruoso e moccioso seguito), nuovamente accanto al fedele Luigi Luciano, e non è ancora cominciata a scorrere immagine alcuna che in sala si ride già per quella comicità assurda e irriverente che già l'io narrante insinua tra il pubblico.
E il film - parodia di un'Italia mostruosa, sciatta, superficiale proprio perchè teledipendente e completamente succube del richiamo di massa - è in effetti piuttosto riuscito e divertente, in special modo nel suo iniziale avvio tutto sprint, gags e scenette dal ritmo sostenuto, quasi scoppiettante.
Si guarda al film di genere, alla cronaca nera che spesso sconfina nella farsa più o meno inconsapevole, alla comicità localizzata in un contesto ancora puro, ma determinato a macchiarsi di modernità per l'incapacità di saper resistere ai richiami di massa ed ai condizionamenti di una società sempre più condizionata dalla necessità di restare connessi e dipendenti dai social.
La coppia Capatonda/Luciano tiene testa adeguatamente ad un ritmo che si giostra e si mantiene grazie ad un susseguirsi di schetch a ripetizione. Sabrina Ferilli è perfetta nell'incarnare la seduzione perversa e fuorviante di una tv che se ne frega della gente, ma la usa a suo piacimento per i propri, schifosi ritorni economici.
Manca ancora forse un'amalgama di fondo che renda meno episodico il film, ma questo è probabilmente il tallone d'Achille più consueto e difficilmente "curabile" di un genere che ha l'ambizione di guardare alla massa, facendoci ridere su tematiche che in fondo rispecchaino la cruda realtà ufficiale che ci gira intorno, di cui intravediamo i limiti e la bruttura di fondo, ma dalla quale - chi più o chi meno - non ci sappiamo esimere o tenere al di fuori.
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