Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Il film, che non trasmette inquietudine o terrore in modo particolare, è soprattutto il ritratto tra i più grandiosi e devastanti d'un'angoscia psicologica. Non credo che De Palma non sia interessato alle psicologie, è però piuttosto estremista e forse riduttivo nel dipingerle, cadendo talora nel clichè. In parte legata a questo fattore è la mia critica al film: va bene la poesia dell'outsider, evitando però intelligentemente di renderlo Bene in-quanto-tale, va bene un po' di misoginia, va bene la rabbia verso l'umanità, ma De Palma perviene a un livello radicale di misantropia senza apparire capace di legittimarla, di rendercene partecipi. In sostanza senza riuscire a comunicarla. Due scene memorabili si staccano dallo scricchiolio sia pure non necessariamente disprezzabile dell'opera: l'iniziale sequenza tra i corpi delle studentesse nello spogliatoio, riprese quasi lascivamente in modo da ingannare lo spettatore medio, fino alla disavventura di Carrie: perfettamente ma realisticamente comunicativo di quel senso di seduzione e orrore, bellezza e mostruosità che interessa al genere horror e naturalmente non solo; la romantica e coloratissima, gravemente drammatica scena del ballo prima dell'incoronazione.
Bravissima: disegna un personaggio che poteva risultare clichè mentre grazie alla sua sola forza espressiva si incolla alla memoria, collettiva e individuale.
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