Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Carrie è una ragazza soggiogata da una madre invasata religiosa e che viene bersagliata dai compagni di scuola. Fra tutti i film usciti in quel periodo che trattavano il tema dell'emancipazione femminile con annessa liberazione sessuale, Carrie è rimasto forse il più immediatamente iconico. L'esitare sul sangue (con cui la vicenda si apre e chiude) sembra fare da suggello ad un rituale macabro in cui l'oppressione viene finalmente infranta nell'inevitabile conflitto generazionale. I rapporti fra i personaggi e le circostanze, nella loro semplicità, sono ben delineati: si crede senza troppi problemi al senso di colpa di Sue, quanto all'affettuoso rapporto che in poco tempo si delinea tra Tommy e la protagonista, ma è anche tangibile il senso sgradevole e (quasi) mai troppo caricato comunicato dalla coppia Travolta/Allen e dalla madre, schiacciata dalle proprie stesse ossessioni fino a renderla un'assassina. A non avermi mai convinto del tutto è la componente smaccatamente horror: nonostante il massacro finale rimanga di enorme impatto, sia allegorico che visivo, l'espediente paranormale utile per arrivarci è trattato in modo talmente superficiale da farlo sembrare un corpo estraneo al resto della narrazione.
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