Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Avati torna al vecchio amore, quello per l'horror - diciamo - 'patinato'. I suoi film 'neri' sono lavori dalle atmosfere tenebrose, nei quali però non si rintracciano scene particolarmente macabre, sanguinolente o abusi di effetti speciali: la bravura del regista bolognese sta anche in questo, nel saper rendere l'inquietudine della storia e dei suoi protagonisti anche senza usare mezzi facili o espliciti come quelli citati. E' così che, con una capacità di narrazione sempre lucida ed efficace, Avati ci trasporta nella sua 'zona di competenza' geografica, cioè l'appennino tosco-emiliano, a circa duecentocinquant'anni fa, mettendoci di fronte ad una torbida storia di gelidi silenzi, inganni e terrore, il tutto condito da una miscela di soprannaturale e maligno. Come sempre il cast funziona benissimo; soggetto e sceneggiatura del solo regista; cupe musiche di Pino Donaggio. Colpo di scena finale non proprio inaspettato, ma reso in maniera incisiva. 6/10.
Giacomo, giovane ad un passo dal sacerdozio, viene scoperto: ha messo incinta una ragazza. Per tacere lo scandalo, egli ripara presso un monsignore che vive isolato dal mondo, sugli Appennini toscani; l'uomo è malvisto dalla Chiesa poichè pare che compia strani studi ed esperimenti sugli spiriti. Giacomo vi prende parte, sostituendo l'aiutante Nerio, morto misteriosamente da poco.
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