Regia di Victor Sjöström vedi scheda film
Opera di importanza capitale nella storia del cinema! Piero Scaruffi ne parla come di “un possente affresco di leggenda nordica, racchiusa tutta in un villaggio e in una notte, più vicina all'espressionismo tedesco che al naturalismo”, a mio avviso invece rappresenta di fatto l'archetipo del cinema scandinavo del tempo (oltre a esserne uno degli indiscutibili vertici artistici) possedendone tutti i caratteri distintivi.
“Körkarlen” è infatti un compendio stilisticamente risolto delle più avanzate sperimentazioni del movimento nordico di quel periodo, sia visive (senso narrativo dell’illuminazione e delle atmosfere, complessità e scioltezza nell’uso delle sovrimpressioni), che diegetiche (frammentazione delle linee del racconto coadiuvate dall’ardito impiego di flashback) o tematiche (il dramma onirico costantemente in bilico tra realismo e sogno, cupa inquietudine e magia spirituale, unita alla non comune introspezione psicologica, tutti agenti altresì decisivi nello stemperare le sobrie pesantezze moraleggianti del soggetto), senza tacere del livello avanguardistico di una recitazione che, a fatica negli anni "20 e poi più agevolmente nel decennio successivo, farà scuola sull’intero scenario occidentale.
Nel ristretto gruppo dei padri fondatori della settima arte (data 1917 “Tösen från Stormyrtorpet”, capolavoro pionieristico per lo sviluppo di un linguaggio filmico in chiave già moderna), la figura di Sjöström rientra fra coloro che ancora scontano un debito di conoscenza e riconoscenza, specie osservando la sproporzione con cui è ricordata la pur ragguardevole fase statunitense (“Il vento” su tutti) rispetto alla precedente in terra natia.
Valerio Vannini ha innegabilmente sottolineato come questo film abbia prodotto “un'influenza determinante su tutto il cinema cosiddetto poetico che prenderà forma negli anni successivi”, ed effettivamente ascendenze a vario titolo si riscontrano nell’immediato su alcuni autori limitrofi, (espressionisti e non) come il Murnau di “Nosferatu” e il Dreyer di "Vampyr", Stroheim e Clair, il movimento degli impressionisti francesi, mentre più tardi avvertiranno il richiamo Capra (“La vita è meravigliosa”) e ovviamente la seconda generazione di cineasti scandinavi (Bergman, Sjoberg).
Da nobilitare.
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