Regia di Victor Sjöström vedi scheda film
Secondo una leggenda nordica, esiste un carretto fantasma che carica le anime da consegnare alla morte. A guidarlo è colui che è morto sui rintocchi che annunciavano l’ultimo capodanno. Questa volta pare tocchi a David Holm, uomo dal passato burrascoso, oggi solitario barbone tubercolotico: gli amici lo pestano a sangue quando questi non risponde agli appelli della commiserevole Edith, che lo invoca al suo capezzale, mentre muore proprio per essere stata contagiata da David.
Film svedese, 1921 (dunque muto), senza accompagnamento musicale, con tante didascalie, sceneggiato in stile allegorico e ricco di riferimenti teoretici. Difficile da seguire con attenzione senza che la noia prenda il soprassalto, tale è la rigidità della messa in scena e il formalismo degli elementi narrativi, situazione peggiorata dal pessimo stato di conservazione della pellicola. Facendo inoltre il confronto con altri film (anche coevi) esiste un divario netto ed inequivocabile per preferire Chaplin, Lang, Hitchcock o Lubitsch: i temi di Sjostrom, qui, sono fortemente connotati con la leggenda, e dunque con gli usi e i costumi del Nord Europa e non di ampio respiro internazionale, secondo i canoni che la cinematografia statunitense stava inculcando al resto mondo alla vigilia del divismo. Ma non è un sintomo di provincialismo, anzi. Dal cinema di Sjostrom (che qui è al suo esordio), prenderanno spunto autori coi fiocchi come Dreyer o Bergman. Ed “Il carretto fantasma” non è un film qualunque perché dentro ci sono un bel po’ di azzardi, soprattutto tecnici (sovrimpressioni, l’utilizzo disinvolto dei flashback, angoli di inquadratura atipici, una leggera coloritura che differenzia l’ultraterreno dal terreno) che testimoniano la voglia di sperimentare del regista, ma elementi esistenziali importanti.
Chi ha la pazienza di seguire il film, di analizzarne la forma oltre che i contenuti, di provare a comprendere lo stato dell’arte del cinema dell’epoca, contestualizzando questa pellicola di Sjostrom nel panorama della storia del cinema degli albori (siamo a 25 anni dalla prima sortita dei Lumière e del loro Cinématographe) non potrà che godere appieno di un capolavoro di tecnica e stile che ha pochi eguali nel suo genere.
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