Regia di Robert Rossen vedi scheda film
Recensendo questo film, Paolo Mereghetti compie alcune considerazioni, quasi tutte negative, mantenute inalterate anche nell'ultima edizione del suo dizionario (quella del 2014), dove il pallino vuoto dell'edizione precedente (2010) è stato trasformato in una più dignitosa stellina e mezza.
Tra le valutazioni negative del critico, c'è quella secondo cui il film non sarebbe di alcun interesse storico. Su questo, come su altri aspetti (quali la capigliatura modello Polentina di Richard Burton, avvicinata a quella del Colin Farrell di una cinquantina di anni dopo) si possono fare osservazioni analoghe a quelle che suscita l'Alexander di Oliver Stone. In particolare, si dovrebbe riflettere su quale interesse storico possa avere una narrazione che, per sua stessa natura, si svolge in equilibrio precario tra storia e mito. L'interesse storico di film come questo non può che essere relativo, anche se la vicenda del film si snoda attraverso fatti storici: quello che interessa è l'epica della parabola umana (o divina) di un uomo che in pochi anni conquistò una fetta consistente del mondo allora conosciuto, provenendo dalla periferia della Grecia, considerato dagli Ateniesi un barbaro.
A una prima parte vigorosa, il film fa seguito con una seconda meno riuscita e forse anche più tirata via: al cinema, la decadenza fa meno spettacolo di una rapida conquista in Technicolor.
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