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Pump Up the Volume

Regia di Allan Moyle vedi scheda film

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La recensione su Pump Up the Volume

di Stefano L
7 stelle

Risultati immagini per Pump Up the Volume (1990)

 

“Pump up the Volume” (no, qui i M.A.R.R.S. non c’entrano) inizia con la poco convincente circostanza (nel 1989 le radio pirata erano belle che passate di moda) che vede uno spaesato studente del liceo nei panni di una star underground dell'emittente attraverso la quale si può dare libero sfogo alle inquietudini e ai propri dilemmi adolescenziali tramite un servizio di lettere gestito attentamente in anonimato (l’indirizzo della cassetta dell’ufficio postale ove vengono recapitate le missive è, ovviamente, falso). Lui è Christian Slater (Mark Hunter nella finzione) e come in “Heaters” si diletta in una performance in cui dà vita ad un personaggio iconoclasta, adorato dai teenager e temuto dalle autorità. Le tematiche affrontate scottano, e riguardano, nella mischia, l’impossibilità di essere accettati da una società sempre più perfezionista, le difficoltà nel rivelare al mondo le preferenze sessuali alternative, il doversi attenere allo schematismo imposto dagli adulti; c'è anche un profondo attacco al perbenismo di quei professionisti che vorrebbero aiutare i giovanissimi, ma i quali in verità sono completamente conformati al sistema (in una chiamata si ridicolizza uno degli psicologi scolastici). Le magagne arrivano quando a seguito di una telefonata di un potenziale suicida, Hunter non riesce a fermare l’atto estremo del depresso ragazzo; considerato quindi una reale minaccia dall’organo centrale della High School che frequenta, diventa un ricercato della Federal Communication Commission, agenzia in grado di scovare l’origine del segnale.. Di sicuro "PUTV" è un indipendent movie interessante, però la sua natura fissata alle consuetudini della categoria "teen" lo rende appunto più “curioso” che “buono”. Troppi caratteristi, d'altro canto, dalla figlia di papà pronta a far scoppiare le perle nel forno a microonde (incitata dal “diseducativo” dj), alla preside con le schede dei “loosers” che vuole scacciare il più presto possibile, fino al padre del protagonista, un bigotto ispettore ex rivoluzionario, sono caricature abbastanza ampollose, e le situazioni rocambolesche un po’ inattendibili delle peripezie di Slater fanno effettivamente storcere il naso in diversi punti. Personalmente non ho trovato molto persuasivo il fatto che per non farsi scoprire “Mark” sia un “nerd” timido di giorno ed un ribelle la notte, e soprattutto come diavolo è possibile che i suoi genitori non si accorgano di nulla con quel trambusto di musica che esce dal garage?! So weird... "Pump up the Volume" comunque non è affatto brutto: con una sceneggiatura un pochino più lustrata ed un plot meno smanioso nelle dinamiche, in ogni caso, sarebbe stato migliore. Acclimatate le perplessità per le inverosimiglianze e le sottili incongruenze ci si trova, a dispetto di tutto ciò, davanti ad un prodotto discretamente piacevole, grazie a un ritmo sostenuto e uno Slater singolare.

 

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