Regia di Guido Zurli vedi scheda film
Don Jaime e Don Pedro stanno macchinando un piano per riunire varie province messicane. A difendere l'indipendenza dei territori penserà Zorro, eroe popolare mascherato, di cui nessuno conosce il vero volto. I due cattivi escogitano però anche un trucco per scoprire di chi si tratti e quindi imprigionarlo. Ma Zorro è sempre un passo avanti rispetto a loro.
Guido Zurli è stato un modesto mestierante, senza particolari infamie nè lodi, che ha attraversato il cinema di genere nostrano fra gli anni Sessanta e Settanta senza lasciare importanti tracce, ma comunque licenziando una sostanziosa manciata di titoli. Fra questi c'è anche un El Zorro con protagonista Giorgio Ardisson, ennesima variazione sul tema dell'eroe mascherato che difende i diritti della povera gente lottando strenuamente e con astuzia contro gli ottusi e malvagi potenti. La sceneggiatura è un parto addirittura a otto mani che vede le firme del regista, di Guido Leoni, di Ambrogio Molteni e di Angelo Sangermano; di quest'ultimo e di Giuliano Simonetti il soggetto di partenza; nulla di trascendentale, si capisce: la solita storia di soprusi e ripristinata giustizia che, pure in epoca avanzata per il western all'italiana (con cui la pellicola ha naturalmente molto da spartire per ambientazione, argomenti, ritmo), sorprende per l'innocenza di fondo - o quantomeno per la carenza di accessi violenti tipici delle coeve opere affini. Ma pur sempre di Zorro si sta parlando, a prescindere da quell'El prepostogli in maniera decisamente posticcia. Nel cast troviamo anche Pedro Sanchez, cioè Ignazio Spalla, Giacomo Rossi-Stuart (per l'occasione Jack Stuart), Femi Benussi e Paolo Todisco; in quello stesso 1968 Zurli usciva con altri due spaghetti western veri e propri: il mediocre O tutto o niente e il pessimo Thompson 1880. 2,5/10.
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