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L'età della ragione

Regia di Gregory La Cava vedi scheda film

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La recensione su L'età della ragione

di Baliverna
8 stelle

Una coppia di universitari innamorati, tra dilemmi, imprevisti e tragici errori.

E' un piccolo film, ma denso di questioni e tematiche. Del resto chi scriveva i film in quegli anni - e che passava i copioni a registi come La Cava - aveva sempre delle idee da comunicare. Forse non tutte sono risolte a dovere, ma la riflessione è intelligente e interessante. All'inizio sembra una commedia ambientata in un college, ma il film prende pieghe via via più serie, finché non diventa proprio drammatico verso la metà.
La pellicola tenta di sviscerare alcune questioni in merito al matrimonio, all'amore tra giovani e alla sessualità. La scheda parla del problema se "aspettare o farlo subito" solo in senso sessuale, ma in realtà non è di questo che si tratta, bensì: se i due sono seriamente innamorati, devono aspettare di finire gli studi per sposarsi, o interromperli e sposarsi subito? Il film propende per la seconda possibilità, poiché aspettando potrebbero intervenire cambiamenti che rischierebbero di mandare a monte tutto. A guardare bene, non si parla di età del consenso o della ragione - il titolo si riferisce ad altro, come vedremo - ma solo del dubbio che aspettando troppo si mette a rischio magari un amore vero. Infatti, già il semplice tentennare degli innamorati tra loro nell'arco di pochi giorni, tra dichiarazioni d'amore e timori, rischia di innescare equivoci e pericolose ripicche o ripiegamenti su altre persone, che l'altro poi intepreta male.
Il secondo punto importante toccato è fornito dall'episodio della scappatella di lui con la ragazza conosciuta poco prima. Il padre di lei è ossessionato dall'onore della famiglia e da una morale soffocante di stampo puritano. Prima anche di chiedere se ci siano stati rapporti sessuali o violenza, decide di denunciare il ragazzo, e di ricattarlo perché sposi sua figlia, ugualmente costretta a sua volta. Sarebbe un matrimonio forzato, quindi come una prigione, ma questo non lo preoccupa. Oltre alla crudeltà e al formalismo della morale dell'uomo, va detto che è uno zoticone ubriacone, peraltro indulgente verso il proprio vizio del bere. Le sue pretese di rispettabilità suonano quindi velleitarie e ipocrite, e la tanto decantata famiglia irreprensibilie è in realtà una ben misera realtà. E' così fanatico che impone un matrimonio riparatore quando non c'è nulla da riparare, perché la sua gelida morale non contempla l'amore. Ad essere sotto accusa è dunque la morale puritana di una certa America, che non protegge ma rende infelici le persone. E' alla situazione di sua figlia minorenne e alla supposta corruzione di cui sarebbe stata vittima che si riferisce il titolo.
E' un film girato con il solito buon mestiere di Gregory La Cava, ed è ben interpretato dai suoi attori. Segnalo in particolare una simpatica e carina Dorothy Wilson. In certi momenti è anche una pellicola tesa, perché non si sa come procederanno gli eventi. Per il resto, ce n'è per far lavorare il cervello e per stimolare alla riflessione, per quanto qualcuno potrebbe trovarlo estremamente datato.

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