Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Il sesso e l'amore, la vergogna ed il senso dell'onore, le voci del popolo ed i pettegolezzi che dettano i ritmi della vita di paese: davvero, queste banalità sono le uniche componenti di Ninfa plebea ed è sconcertante il vuoto di un film peraltro nemmeno recitato benissimo. Produzione in grande stile, nel cast qualche nome di buon livello (Stefania Sandrelli, Isa Danieli), più il giovane Raoul Bova (ancora tutto da impostare, come attore, e doppiato in un accento napoletano che mal gli si addice), musiche di Ennio Morricone ed un soggetto di rilevante interesse come può essere un romanzo premio Strega (Ninfa plebea di Domenico Rea, uscito pochi anni prima). E c'è anche Ugo Pirro a firmare la sceneggiatura insieme alla regista; nonostante la discreta serie di nomi celebri, il risultato è modesto, piatto, scarsamente coinvolgente. E soprattutto somiglia più a un fotoromanzo che ad un'analisi sociale, psicologica, di costume o a quel che vorrebbe essere il testo originale. In effetti anche fra i titoli della Wertmuller non è ricordato molto spesso. 3,5/10.
Nell'entroterra campano degli anni '40 la giovane Milù cresce terrorizzata dal sesso; la svezza un uomo maturo ed in paese le voci circolano in fretta. Sarà un soldato di passaggio a portarla via con sè, per amore.
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