Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Agosto 1996: due comitive di amici agli antipodi si ritrovano vicini di casa a Ventotene. Nonostante il modo differente di concepire la vacanza ed i tentativi di rimanere separati, i due gruppi avranno numerosi motivi di contatto, con incroci tra il pericoloso e il grottesco.
Il secondo film di Paolo Virzì è un’opera corale, non una banale commedia leggera, ma un affresco sociologico pieno di implicazioni: politiche, sociali, psicologiche. Da semplice scorcio sull’Italia vacanziera in epoca berlusconiana il registro narrativo vira presto al dramma psicologico di matrice esistenziale (i cliché dei due gruppi – intellettuale, comunista e libertario il primo, teledipendente, caciarone e scorretto il secondo – sono marcati spesso al limite del parossismo). Il fine ultimo è sottolineare la dualità ontologica di tutti i protagonisti (ed in fondo dell’essere umano), in apparenza qualcosa, nell’essenza qualcos’altro (tanto che la sequenza più incisiva è quella in cui tutti esprimono il proprio desidero al cadere delle stelle). In fondo, anche i più buoni, o quelli meglio predisposti, hanno scheletri nell’armadio o velleità inespresse, che li fa rivelare qualcosa di differente.
Non un’opera dunque semplice, ma un quadro complesso e per di più molto godibile. Casting sulla carta non proprio impeccabile, ma che alla fine funziona bene (si segnala Sabrina Ferilli, notevole fin dalla prima scena nella sua prepotenza fisica). La struttura inscenata da Virzì è quella classica della commedia all’italiana, con i moralismi, anche lontanamente potenziali, ridotti al minimo: il tentativo di non volersi schierare con una Italia o con l’altra e la scelta di evidenziare i difetti di tutti e i pregi di nessuno, costruisce un match che non può finire che pari e patta. Meritatissimo David di Donatello.
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