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Ferie d'agosto

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ferie d'agosto

di axe
8 stelle

Nell'isola di Ventotene si trovano a trascorrere le vacanze estive l'uno vicino l'altro due gruppi di persone. Il primo è composto da uomini, donne, ragazzi benestanti, intellettuali, impegnati nel sociale e genericamente "allineati" a sinistra; il secondo da due famiglie, altrettanto benestanti, ma più "terra-terra". Traggono le proprie rendite dalla gesione di negozi, sono intossicati di televisione generalista, qualunquisti e goderecci. Uno scontro tra gli uni e gli altri è inevitabile; l'"incendio" divampato a seguito delle prime scintille, tuttavia, si estingue, poichè gli esponenti delle due fazioni scoprono di non essere, in fondo, troppo diversi gli uni dagli altri. Tra i primi film del regista livornese Paolo Virzì, ambientata nell'affascinante e, all'epoca, ancora "rustica" isola di Ventontene, "Ferie D'Agosto" è una commedia amarissima, la quale induce alla riflessione su vari temi. Intramontabili, quelli connessi all'introspezione personale; maggiormente legati al periodo d'ambientazione, ma non per questo meno interessanti, gli elementi politici e sociali. Il primo gruppo di personaggi ha al suo centro il giornalista Sandro Molino (Silvio Orlando), un quasi quarantenne che ha al suo fianco la compagna, dal passato difficile, Cecilia (Laura Morante) e la di lei figlioletta, Martina; il padre della bambina, Mauro, un attore di scarso successo; Ivan, un ragazzotto milanese cui non dispiacciono le droghe leggere; Roberto (Gigio Alberti), un fascinoso giramondo; Francesca (Antonella Ponziani), ex-compagna di Sandro ed amica di Mauro. Gli antagonisti si stringono intoro a Ruggero (Ennio Fantastichini), proprietario di armerie in Roma. Sono con lui la moglie Luciana (Paola Tiziana Cruciani), la cognata Marisa (Sabrina Ferilli), della quale, con la consapevolezza della moglie, Ruggero è innamorato; Marcello (Piero Natoli), marito di Marisa e debitore di una grande somma di denaro nei confronti di Ruggero. Seguono, Sabrina, adolescente sognatrice, figlia di Ruggero e l'anziana nonna. Gli intellettuali trascorrono le loro vacanze abbrozzandosi, cantando, discutendo di temi impegnati ... ed impegnativi, accalorandosi; il loro cervello non è a riposo, tutto è "didattico". Le controparti corrono in motoscafo a poca distanza dai bagnanti, sbafano, vanno a caccia con fucili subacquei ed occasionalmente sparacchiano con una pistola, oggetti dei quali Ruggero, in qualità di armaiuolo, è ben fornito. Entrambe le comitive, all'appartenza ben affiatate, sono "fessurate" da insoddisfazioni, rancori interpersonali, dolori non espressi, o, al contrario, esibiti platealmente. Questi connotati accomunano i membri dei due gruppi. Il regista lo esprime con estrema chiarezza tramite la sequenza delle stelle cadenti; l'"intimità con sè stesso" connessa a quella rapida introspezione prodromica alla formulazione di un istintivo desiderio nel momento da esprimere nella propria mente al guizzare del corpo celeste, scinde l'individuo dall'insieme rendendo i pensieri "intercambiabili" nella primigenia ricerca di una condizione di benessere evidentemente molto lontana, nelle condizione in cui ogni soggetto è rappresentato. L'evoluzione della trama concede una qualche soddisfazione a qualcuno, meno a qualcun altro. Concluso il periodo di vacanza, si torna nei "ranghi"; i ruoli imposti dalla vita nella moderna società, alla quale è impossible sottrarsi. Così accade, ad esempio, per Marisa, la quale, nauseata dalle dinamiche che regolano i rapporti tra marito e cognato, cede alle avances di Roberto. Lo stesso è per Ivan, il quale, dopo una notte di tenerezza con Sabrina, la figlia di Ruggero, che conosce le pratiche sentimentali solo per quanto ha visto in tv, dedica sè stesso alla sua ragazza, coetanea, la quale l'ha raggiunto sull'isola. Tra i molti interpreti, ho apprezzato Silvio Orlando; il suo personaggio esprime meglio di altri la crisi della sinistra, altro argomento cui il regista dedica particolare attenzione. Primus inter pares all'interno di una compagnia che oggi chiameremmo "radical-chic", ad un civismo spesso di comodo, l'intellettuale affianca una vuota retorica, uno sterile riferirsi a concetti legati ad un passato che mai più tornerà, una "lamentosità" causa dal mutare dei costumi, una scarsa conoscenza dei reali problemi della popolazione. I suoi antagonisti - come emerge dai confronti tra Sandro ed i membri del "clan" di Ruggero, le forze dell'ordine, alcuni suoi compagni di villeggiatura, non sono, nello specifico, di destra; sono i "qualunquisti", i "disallineati", i "disimpegnati", non ultimi i giovani (Ivan) i quali, pur adottando costumi tradizionalmente considerati di sinistra, rifuggono dagli schemi tradizionali. Fallisce l'intellettuale, e, tuttavia, trionfa l'uomo. La trama premia comunque il personaggio, portandolo ad una chiarificazione del rapporto con Cecilia, la quale nutriva forti dubbi sulla tenuta dello stesso. E' presente nel cast Rocco Papaleo, nel ruolo di un carabiniere incaricato di ricevere le denunce per reati commessi sull'isola. Egli, aiutato in ciò dai sottoposti, fa di tutto per non procedere; è consapevole che, concluso il periodo di ferie, cesserà anche l'"oggetto del contendere", almeno fino all'anno successivo, quando altri villeggianti, con nuove problematiche, turberanno il quieto vivere di Ventotene ... ed il suo. Il ritmo del racconto è sostenuto. Nella prima parte del racconto ci vengono presentati i personaggi, dei quali ricaviamo un'immagine stereotipata. Tali certezze vanno però rapidamente in frantumi; scopo del regista è infatti andare oltre le apparenze e mettere a nudo i soggetti, con l'intenzione di evidenziare le distanze tra gli stessi, valutati singolarmente, ed il gruppo (sociale, economico, culturale) al quale appartengono. Inevitabilmente, giungono in rilievo connessioni interpersonali, le quali, alla luce delle approfondite caratterizzazioni effettuate, paiono alla fine del tutto naturali. Paolo Virzì, ottimo conoscitore del suo tempo, muove lo spettatore ad un riso amaro, lo spiazza, quasi, in epilogo, lo illude; "maltratta" i suoi personaggi, non offre loro soluzioni in grado di guarirli dalla infelicità di fondo; solo a qualcuno concede una tregua, almeno fino ad un'occasione successiva. Una visione pessimista e con innegabili riscontri nella realtà.

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