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La commedia di Dio

Regia di João César Monteiro vedi scheda film

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La recensione su La commedia di Dio

di Peppe Comune
8 stelle

João de Deus (João César Monteiro) è il gestore del "Paradiso del gelato". Ha un talento straordinario nel creare nuovi gusti di gelato e quello a gusto paradiso è una prelibatezza famosa in tutta Lisbona. Oltre a mandare avanti gli affari dell'avida proprietaria Judite (Manuela de Freitas), João de Deus si cura di iniziare ai segreti del sesso e dell'igiene più capillare le giovani e carine ragazze che gli capitano sotto tiro. "Ricordatevi che un giorno sarete delle madri", gli ripete di continuo. Fa collezione di peli pubici che tiene raccolti in un "Libro di pensieri", a ricordo delle sue conquiste. Il testamento in vita di un conservatore libertino.

 

 

"La commedia di Dio" di João César Monteiro è un raffinato tentativo di fare un resoconto sullo stato di salute della nostra modernità attraverso le originali elucubrazioni di un simpatico mascalzone, un uomo che ama starsene in un angolo del suo negozio a filosofeggiare sulla vita e sulla storia. Intriso del citazionismo cinefilo più disparato (Murnau, Tati, Bunuel, Fellini), il film è percorso da una carica di ironia che poggia tutta sull'ambigua personalità di João de Deus, indicabile sia come un pervertito della peggior specie, il conquistatore di giovani corpi che gli servono per sperimentare sempre nuove sensazioni erotiche, che come un acuto conoscitore delle cose del mondo, l'inventore di gelati dai gusti deliziosi, il difensore strenuo di una raffinata tradizione artigianale che l'invasiva moda portata dagli "americani" sta mettendo in pericolo. Un esteta che gioca con l'oggetto sessuale come se si trattasse di una cerimonia purificatrice a cui sottoporre le sue amate fanciulle, una pratica propedeutica per iniziarle alla conoscenza del suo, personalissimo, paradiso. Due le sequenze da antologia ed entrambe ritraggono il gelataio al meglio della sua sardonica ambiguità. Nella prima, abbiamo Rosarinha (Raquel Ascensão) sdraiata su un tavolo che si muove come se stesse nuotando in acqua, poi si ferma e si finge morta. Nel mentre João de Deus gli ronza intorno, le sfiora il corpo senza toccarlo mai e si muove con fare vampiresco. Nella seconda, invece, Joaninha (Cláudia Teixeira) viene fatta accovacciare su una cornucopia, proprio come se stesse covando le uova che sono state messe al suo interno. Terminato lo scopo della fanciulla, João de Deus conficca la testa nella cornucopia immergendosi nel liquame che inizia a fuoriuscire copioso dal recipiente. L'acqua, la nudidà, le uova, João de Deus stesso, tutto riporta all'inizio della vita, a una difesa della classicità europea (il riferimento a Dracula e il suo "Libro di pensieri"), alla rinascita di una vitalità dell'uomo affossata dalla banale normalizzazione del talento creativo (la continue invettive contro il gelato standardizzato di importazione oltreoceanica). Picchiato brutalmente da un padre vendicativo ed estromesso dalla fusione aziendale che produrrà gelati "senza più una storia", João de Deus tuona contro chi lo ha licenziato dalla vita che "non siete voi che mi cacciate. Sono io che vi costringo a rimanere". Le parole sono di un fustigatore della modernità, artefice, a suo dire, della fine del paradiso (in tutti i sensi) e, a queste condizioni, a lui non dispiace mettersi in disparte, convinto com'è di essere il più giusto in un mondo di mediocri. Il moralismo di un immorale, dunque, o il bizzarro libertinismo di un nostalgico della tradizione. Tre ore di gioiosa e continua provocazione per un gioiello di film.

 

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