Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Tre personaggi si arrabattano per rimettere assieme i cocci delle loro vite.
*** CONTIENE ANTICIPAZIONI *** E' un film modesto ma gradevole, dove forse proprio l'essere di piccolo cabotaggio è un punto di forza. Riesce inoltre a mantenere il difficilissimo equilibrio dell'umorismo lieve, senza scivolare nella buffonata (della quale son capaci tutti). Le situazioni che presenta, però, sono serie, e di per sé avrebbero ben poco da ridere.
Ciò che accomuna tutti i personaggi è la precarietà della loro vita, e le loro miserie umane, ma Piccioni sa evitare anche quel cinismo acido che ben conosciamo dagli anni 2000. Tutti vorrebbero essere qualcuno e fare qualcosa di buono, ma sono come pulcini nella stoppa, e sostanzialmente sono tutti dei falliti. Non cessano però di provarci, e alla lunga riescono ad ottenere qualcosa di buono dalla loro vita. La sceneggiatura sbozza i caratteri con sensibilità e dà loro un'aria perfettamente realistica, compresi quelli marginali. Parimenti, i dialoghi sono ben scritti, senza essere intellettuali o astrusi. Anzi, sono i discorsi semplici che fanno tutti nelle situazioni normali della vita.
Mi sono sembrati molto bravi Margherita Buy e Gene Gnocchi. Della prima ho apprezzato soprattutto la metamorfosi che imprime al suo personaggio: da quando inizia a prostituirsi diviene visibilmente più cinica. Di Gnocchi, dal canto suo, mi sono piaciuti soprattutto i dialoghi-monologhi, e i vari confronti con la moglie. L'attore mi ha quasi stupito. Giulio Scarpati, invece, si limita a cavarsela.
Peccato per lo scivolone finale: Piccioni ritiene di dover piazzare un lieto fine sfacciato, quasi un "Deus ex machina", che mal si accompagna a vicende che fino un attimo prima erano molto problematiche.
In ogni caso, è una piacevole boccata di aria fresca in un cinema italiano che già allora, e oggi ancora di più, boccheggiava o macinava acqua.
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