Regia di John Lasseter vedi scheda film
L'arrivo di un nuovo giocattolo supertecnologico, un astronauta chiamato Buzz, mette in discussione il primato affettivo conquistato dal pupazzo cow-boy Woody nei confronti di un bambino di sette anni. Nel tentativo di liberarsi dell'antagonista con mosse astute, Woody finirà con Buzz nella casa del dirimpettaio, énfant terrible che assembla chirurgicamente pezzi di giocattoli originandone dei mostri. I due rivali ritroveranno amicizia e solidarietà davanti al pericolo comune. Prodotto supertecnologico della Disney, interamente realizzato in computer animation, Toy story non sacrifica narrazione e contenuti al diktat degli effetti speciali. La pedagogia altrove d'accatto della major statunitense, infarcita di fruste storielle d'amore, qui punta ben più in alto. A dispetto dei detrattori del film - per i quali "il massimo dell'allucinazione mostra alla fine il carattere fittizio e simulato dell'intera operazione, l'immenso vuoto su cui l'edificio si regge" (Fadda) - la morale del racconto vorrebbe essere più consumeristica che consumistica. La dialettica tra vecchio e nuovo (il cow-boy e l'astronauta) può essere letta come un invito a non disfarsi frettolosamente del passato, ad armonizzare veterofobia e neofilia, a recuperare i valori di base (l'amicizia, la solidarietà). Peccato che a tanti messaggi più o meno latenti si accompagni un mercato dei gadget di dimensioni faraoniche. Le voci dei doppiatori dei due protagonisti, nella versione italiana, sono quelle di Fabrizio Frizzi e Massimo Dapporto, mentre le canzoni originali di Randy Newman vengono interpretate da Riccardo Cocciante.
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