Regia di John Lasseter vedi scheda film
Il piccolo Andy sta per scartare i suoi nuovi regali, presumibilmente giocattoli. Intanto nella sua stanzetta, i vecchi giocattoli provano a capire se possono essere ancora utili o saranno sostituiti; Andy riceve Buzz Light Year, astronauta che non sa di essere un semplice giocattolo e prova a fare l’eroe; a metterlo in riga sarà Woody, un cow boy, veterano del gruppo e passatempo preferito di Andy. Tra i due nascono alcuni screzi, ma alla fine anche una grande amicizia che si paleserà quando Buzz finirà nei guai…
L’esordio della Pixar è decisamente col botto. La casa di produzione con il guru della Apple Steve Jobs come vicedirettore esecutivo, realizza un lungometraggio animato coi controfiocchi. I produttori di “Toy story” prendono quanto di buono e vincente c’è in oltre mezzo secolo di cartoon per il grande schermo (esseri inanimati antropomorfizzati, ritmo e stile delle battute) e aggiunge elementi innovativi, uno su tutti la tecnica di realizzazione dei disegni (è il primo film che sfrutta completamente la computer grafica), ma anche l’allargamento del target agli adulti. Ed il rapporto, prima burrascoso ma che poi si rivelerà compatibile, tra il giocattolo vecchio stile e quello avveniristico è una metafora chiarissima del rapporto tra animazione classica ed innovazioni tecnologiche con cui i vecchi modelli debbono confrontarsi.
La storia regge, nonostante il lieto fine forzatissimo di molte situazioni pressoché disperate e tirate al limite dell’impossibile: vedi il recupero andato a buon fine del camioncino dei traslochi da parte dei protagonisti che riescono nell’intento nonostante siano su una macchina radiocomandata con le batterie scariche e con un razzo che una volta acceso dovrebbe esplodere. Il film funziona, eccome, ed il modus operandi risulta innovativo ed originale. Numerosi gli elementi memorabili.
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