Regia di Gregg Araki vedi scheda film
Ho personalmente un' ammirazione e un debole a prescindere per quei film con un'anima maledetta, sporca, malsana; per tutti quegli autori che hanno le palle e l'onestà di fondo di realizzare opere coraggiose e personali, rompendo schemi, e convenzioni, fregandosene beatamente di ricevere facili consensi o di far cassa.
Doom generation, del regista nippo americano Gregg Araki (famoso per i suoi film underground a tematica gay), potrebbe essere l'esempio perfetto. È la storia di tre giovani ragazzi (due di loro fanno coppia da qualche mese, l'altro se lo rimorchiano in un locale), votati alla trasgressione, al sesso facile, alla violenza più sfrenata. Sono tre anime perse, tre autentici borderline che se ne fregano di tutto e tutti; la vita per loro "fa schifo", cercano e si rifugiano nel piacere.
Un film estremo, non per tutti, che può essere facilmente respinto : ci sono scene di sesso esplicito e al limite del pornografico, la violenza, anche se in chiave ironica, è esasperata e disturbante; non mancano scene splatter, teste mozzate e quant'altro. Ciononostante, per chi riuscirà ad apprezzarne fino in fondo il valore, andando oltre certe apparenze, avrà il piacere di scoprire un film dal fascino tutto suo, un'opera pensata e realizzata in assoluta libertà espressiva, fuori da ogni clichè; girato, montato e fotografato benissimo. Costantemente In bilico tra il trash, l'ironico e il grottesco, pieno di simbolismi (mai forzati o gratuiti) e riferimenti : Molte infatti le strizzate d'occhio che Araki fa al cinema di Lynch, al Pulp di Tarantino (Rose McGowan, ricorda molto la Uma Thurman di "Pulp fiction"), o al cinema asiatico più estremo.
Un film manifesto, volutamente estremo e strampalato. Appassionante.
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