Regia di Gregg Araki vedi scheda film
It's an heterosexual film by Gregg Araki, ok, ma se gay vuol dire anche vivace, brioso e, appunto, gaio, Doom Generation rientra sicuramente all'interno del cosiddetto Queer Cinema, di cui Gregg Araki è un fervido e appassionato componente. Sagace ed irriverente al contempo, con un alto tasso di adrenalinico erotismo e di irruento splatter, il film di Araki conserva al suo interno le dinamiche caratteriali dei suoi film più seri precedenti (vedi Totally F***ed Up) ma ne aggiorna le dinamiche narrative, giungendo al ritratto di un'umanità impazzita dedita all'edonismo più sfrenato in cui lentamente la realtà diventa più strana dei sogni.
Doom Generation può essere considerato un vorticoso trip in costante loop in cui se tiri il dado il risultato non cambia mai.
1^ faccia: dentro un bar o un negozio qualunque di una qualunque strada che attraversi qualunque cittadina americana qualunque cosa venga acquistata dai protagonisti ha sempre il costante prezzo di 6 dollars and 66;
2^ faccia: il commesso o qualcuno all'interno del locale riconosce la mitica Amy Blue, mentre su due piccoli cartelli può anche stare scritto Down with Dope, Up with Hope o anche le tipiche scritte che troverebbe chiunque all'interno di un fast food;
3^ faccia: Amy non conosce nessuno di quelli che la avvicinano, e l'imbranato Jordan non è in grado di difenderla, senonché sono tutti particolarmente violenti e sembrano pronti ad uccidere per la prima corbelleria;
4^ faccia: interviene Xavier (X per Jordan e solo per Jordan), bisessuale impenitente che uccide o in generale difende Amy, attirando l'esplicita attenzione di Jordan e l'apparente ritrosia di Amy stessa;
5^ faccia: Amy si concede a Xavier, e Jordan ne è lentamente consapevole, ma Amy continua ad amare Jordan perché Xavier è solo un pervertito che cerca sempre la passione più sfrenata, disgustosa ma, in fin dei conti, sessualmente appetibile;
6^ faccia: i tre giovanotti dovranno pur vivere, tra una telefonata alla mamma e un tragitto in auto, quindi sono costretti a entrare in qualche locale, dove comprare qualcosa.
Le strade dell'America non sono mai state così folgoranti, scombinate, trippy, come dice Jordan accorgendosi di come il sesso sia in effetti qualcosa di veramente strano e più bizzarro di un sogno, quasi come mangiare un piatto di spaghetti. Lo sguardo di barbara intesa di Araki con i tre protagonisti - che poi è un arpione nell'interesse dello spettatore - è un triviale e compiaciuto appropriarsi di una vitalità senza morbosità, ma fatta di puro e semplice istinto on the road. Il girotondo pregno di piccole variazioni, e che si ripete senza stancare nemmeno un attimo perché è come riprovare la stessa droga e compiacersi del suo effetto benché sia stra-conosciuto, è il registro stilistico di un geniale filmetto demenziale e semi-parodistico che ha il grandissimo pregio di non prendersi sul serio e la straordinaria capacità di divertire nonostante il titolo della trilogia che considera Doom Generation il suo secondo capitolo sia Teenage Apocalypse Trilogy. Non è certo un caso quel continuo ripetersi di 666, a cui basta aggiungere la svastica rossa degli stupratori infervoriti e che a petto nudo spezzano il (dis)ordine degli eventi e spingono l'acceleratore verso un'ultima catartica immersione nell'allegra e grandguignolesca psichedelia, per inebriarsi di un gusto per l'estetica cinematografica tutt'altro che banale e ricco di curiosissime trovate, oltre che da una spassionata voglia di godere di tutti quei passatempi che i tre protagonisti utilizzano e di cui veniamo a conoscenza incuriositi e infervoriti come loro. E' un film che guarda dall'interno verso l'esterno, perché entra nel letto di quei tre ribollenti spiriti e ne assume le sostanze, ne prova i sapori, ne gusta gli odori, senza implicazioni eversive ma al puro scopo di "coinvolgere" con una raffinatezza di fondo che si trova da poche altre parti. Se il nonsense e l'assurdo sono giustamente a un passo, un inconsapevole cupio dissolvi è appena dietro l'angolo: ma niente panico, è solo la fine del mondo. La generatione del Doom.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta