Regia di Gregg Araki vedi scheda film
Doom generation è la versione patinata di opere disturbanti come Natural born killers o Pulp fiction, uscite entrambe nel 1994 e punti di riferimenti assoluti per quanto riguarda la trama, i personaggi, gli argomenti di fondo della pellicola di Araki. La sua quinta e la prima a lanciarlo sul palcoscenico mondiale con una produzione e una distribuzione di livello medio-alto; come avverte poi la didascalia iniziale, si tratta di 'un film eterosessuale', caratteristica piuttosto inusuale per un lavoro del regista. Che comunque approfondisce con grande amore dei dettagli (eccessivo, dicasi pure) le performance amatorie dei tre protagonisti, concendendo ovviamente anche i dovuti spazi alle prospettive omosex nel triangolo lui-lei-l'altro; ma se il sesso adolescenziale tanto attira Araki, non altrettanto può purtroppo dirsi della critica socio-politica, fattore perennemente lasciato in secondo piano in un'opera che vorrebbe palesemente raccontare l'America odierna attraverso le disavventure di un tris di ragazzetti disagiati e privi di morale. La dimensione fumettistica, che è la medesima dei due film citati in apertura, è probabilmente il fattore che maggior fascino conferisce a Doom generation, nel quale sangue, violenza, morte (e ovviamente sesso) sono elementi banali di una quotidianità televisivamente frenetica e cinica. Abbastanza scontato anche il finale, oltrettutto. Ma la cosa peggiore in assoluto del film sono le luci (fotografia di Jim Fealy) teatralmente fredde, false in tale contesto. Si segnala una delle prime parti importanti per le ventiduenne Rose McGowan. 4/10.
Tre adolescenti, una ragazza e due ragazzi, durante una nottata in cui si lasciano un po' andare uccidono il commesso di un drugstore. Dalla bravata alla catena di omicidi, con fuga on the road, il passo è breve.
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