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Casinò

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Casinò

di chinaski
8 stelle



Da molti critici Casinò' è stato letto come un proseguimento del lavoro fatto su Quei bravi ragazzi, riflessione senza ombra di dubbio vera ma anche molto riduttiva. A mio avviso il film porta dentro di sè, oltre all'analisi a tratti anche antropologica di una determinata società, in questo caso quella mafiosa italo-americana, soprattutto un atto di accusa contro Hollywood e contro quelli che sono stati i suoi sistemi di organizzazione e produzione.
Il Casinò non è altro che la simbolizzazione della casa di produzione hollywoodiana, della grande major. Non a caso i due protagonisti maschili, Robert De Niro e Joe Pesci, sono vestiti e portano occhiali come quelli dei produttori e come loro hanno una unica passione, un unico fine: il denaro.
Questo è il motore di ogni azione compiuta dai personaggi principali del film: la bramosia, il possedere, il tendere verso l' accumulazione di soldi, fino ad un inevitabile collasso di ogni possibile rapporto umano, di ogni possibile organizzazione.
In termini di organizzazione infatti si stabiliscono i rapporti tra Sam "Ace" Rothstein (Robert De Niro), Nicky Santoro (Joe Pesci), Ginger (Sharon Stone) e anche Lester Diamond (James Woods).
Analizziamo questa organizzazione: Tra Sam e Nicky esiste un rapporto collaborativo legato alle famiglie mafiose, tutte e due sono a Las Vegas per fare soldi; tra Sam e Ginger si crea un rapporto che ha poco a che fare con i sentimenti che dovrebbero esistere tra due persone che decidono di vivere insieme, la loro non è altro che una società finanziara, Sam crede di poter comprare amore e fedeltà da una donna bellissimma e immancabilmente si sbaglia; tra Ginger e Lester c'è un legame che sembra quasi affettivo ma alla fine anche loro sono una società che rispecchia un rapporto vecchio come il mondo: quello tra la puttana e il suo pappone; ed è proprio questo il rapporto che si creerà anche tra Ginger e Nicky, quando lei in lacrime tra le sue braccia gli confiderà di aver bisogno di un nuovo protettore.
Dunque i soldi alla base di tutto. Alla base di ogni rapporto, alla base di ogni decisone, alla base di ogni vita. Soldi e organizzazione sono gli elementi portanti del Casinò, soldi e organizzazione sono gli elementi che fanno funzionare l' industria del cinema.
Scorsese nel suo film ci vuole far riflettere proprio su questo punto. Su come Las Vegas e Hollywood siano in fondo la duplice faccia della stessa medaglia, un mondo di illusioni che gioca con i sentimenti e le aspettative delle persone, ricavandone denaro. Insomma niente altro che una truffa.
Dice Sam Rothestein in una scena del film: "Gestire un casinò è come derubare una banca senza poliziotti attorno. Quelli come me Las Vegas li pulisce dai peccati. E' come un autolavaggio della moralità." Se al posto della parola "casinò" mettesimmo la parola "casa di produzione" e se al posto di "Las Vegas" mettissimo "Hollywood" il senso della frase rimarrebbe uguale. Purtroppo.
Scorsese ripercorre con la storia di Las Vegas quella della mecca del cinema. Così come si raggiunge un apice inevitabile ne è la discesa e la caduta. E allo stesso modo emblematica, nel film, è la sequenza della distruzione dei vecchi casinò. Una scena che, anche in questo caso, simboleggia quella morte, avvenuta nel corso degli anni '70, delle grandi major americane.
Se, come abbiamo già fatto, accostiamo il Casinò alla major, allora la figura di Sam "Ace" Rothstein, sempre in chiave simbolica, va accostata a quella del produttore.
Anche qui è il caso di analizzare una sequenza che esprime molto bene il pensiero di Scorsese sul sistema di produzione hollywoodiano.
La sequenza è quella dell' "occhio del cielo" in cui tramite veloci panoramiche a schiaffo, il regista sintetizza la scala gerarchica all'interno del casinò, una scala legata all' importanza della posizione e soprattutto alla sempre maggior capacità di poter vedere. Riportiamo la voce over di Sam: " A las Vegas ognuno deve controllare gli altri. Siccome i giocatori cercano di battere il casinò, i croupier controllano i giocatori, i cassieri controllano i croupier, gli addetti alla sala controllano i cassieri, i sovrintendenti controllano gli addetti alla sala, i capiturno controllano i sovrintendenti, il direttore del casinò controlla i capiturno, io controllo il direttore del casinò e l' occhio del cielo controlla tutti noi."
Se dunque sembrerebbe dalle parole che sia l' occhio del cielo a controllare tutto, le immagini (paradossalmente?) ci mostrano che non è così. Infatti ad Hollywood non è il regista che decide, nella maggior parte dei casi, ma il produttore. L' occhio del cielo non è altro che l'occhio del cinema e quindi quello del regista che tutto vorrebbe controllare e tutto vorrebbe decidere. Ma l' occhio che trasforma la realtà in immagine deve sottostare ad un' altra entità, concreta e vivente, il produttore. Infatti, nella sequenza di cui parliamo, subito dopo la veloce panoramica sulla telecamera nascosta che viene chiamata l' occhio del cielo ve ne è un' altra (nell' immagine seguente) che riprende un monitor nella sala comando e infine un' altra ancora che riprende Sam che guarda il monitor. Questo significa, quindi, che l' occhio del cielo non è l' ultima entità possibile, non è lo sguardo assoluto, perchè nessuna immagine può esistere se non vi è qualcuno che la osserva e purtroppo ad Hollywood lo sguardo finale appartiene al produttore, appartiene quindi al denaro.
Come si pone Scorsese davanti a tutto questo? Quale strada decide di percorrere per poter portare avanti le sue poetiche e allo stesso tempo non essere fagocitato dalla macchina hollywoodiana? Per rispondere a questa domanda mi trovo d' accordo con quanto scritto in un articolo da Serge Toubiana, apparso sui Cahier du Cinema.
"La Hollywood di oggi, sembra dire Scorsese in questo film, è un' industria dove domina il potere della comunicazione, questo flusso invisibile di informazioni e di immagini di controllo(...) Curiosamente Scorsese sembra più vicino a De Niro, il suo attore feticcio fin dai tempi di Mean Streets. Un De Niro che lotta, solo, per dare una parvenza di legalità al traffico di denaro. Tra la brutalità dei padrini e la seduzione dei padroni della comunicazione, Scorsese decide in fondo di non scegliere. O piuttosto sceglie di dire, in maniera geniale, che ogni grande film è un processo di demolizione."


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