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Casinò

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Casinò

di Serum
6 stelle

 

Sam Rothstein è (letteralmente) un asso delle scommesse, tanto che gli viene affidata la gestione di un importante casinò di Las Vegas. Ma il suo dominio viene funestato dalle catastrofi più disparate, che cominciano con l'arrivo di un vecchio amico mafioso incontrollabile, proseguendo con una moglie tossica ed instabile, nonché varie inimicizie create lungo la scalata (i politici locali, i federali, alcuni membri della "famiglia"). Finché tutto non ritorna al punto iniziale, quasi come se nel mezzo non ci fosse stato niente. Casinò è più o meno la versione all'ennesima potenza di Quei bravi ragazzi: dura un'ora di più e nonostante questo si muove a velocità doppia, è fittissimo di dialoghi che si intrecciano alle altrettanto incessanti voci fuori campo, è pervaso da una colonna sonora che è più un perpetuo flusso di suoni ed affastella episodi ancor più numerosi e frammentati che si susseguono senza tregua (rendendo difficile tirare le fila di tutto alla prima visione). Il protagonista (un De Niro più sobrio che in altre circostanze) segue un percorso simile a quello di Henry Hill (parte dal basso, tenta di ritagliarsi uno spazio di potere nel quale prosperare ma si ritrova suo malgrado a ricadere nel nulla da cui era partito), e pure i due comprimari li avevamo già visti: Joe Pesci fa il solito mafiosotto picchiatore pluriomicida, meno inquietante ma più logorroico ed antipatico (e finisce ironicamente ucciso dall'attore che interpretava Billy Batts), mentre la Stone ricalca in modo esasperatissimo il personaggio di Lorraine Bracco (dipendente da qualsiasi sostanza, affamata di soldi fino alla pazzia e mentalmente in caduta libera: è decisamente più difficile empatizzarci). Non aggiunge molto a quanto già detto ed arrivati alla fine serve un Oki per il mal di testa, ma c'è poco da fare: scrivere, dirigere e, soprattutto, montare una simile epopea criminale riesce a pochi (e probabilmente solo Scorsese sa imprimerci un marchio di fabbrica sempre riconoscibile).

 

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