Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
L'esistenza di Mara Castorelli (Mariangela Melato), ragazza madre che ha avuto, forse, un figlio dal fantomatico terrorista rosso Michele, si agita tra le case lussuose dell'alta borghesia romana. Giunta nella capitale dalla Liguria, Mara caracolla da un'abitazione all'altra, incontrando lungo la propria strada una serie di persone - la madre (Delphine Seyrig), la sorella (Aurore Clement), un amico (Lou Castel) ed altri ancora - legate al personaggio che dà il titolo al film. Scansata per la sua balordaggine e a sua volta inorridita dall'ipocrisia altrui, ma spinta comunque da un ottimismo volteriano, Mara continuerà per chissà dove la propria esistenza.
Negli anni in cui il cinema italiano di sinistra era impegnato nel casus belli ideologico, attento a quanto stava accadendo nelle piazze, Monicelli firma, dal romanzo Caro Michele di Natalia Ginzburg sceneggiato da Suso Cecchi D'Amico e Tonino Guerra (che avevano già collaborato con Monicelli in Casanova '70), un film in controtendenza. Scarsamente considerato dalla critica, Caro Michele emerge, in prospettiva storica, come un film che in qualche maniera anticipa - in anni insospettabili - quell'ondata di riflusso che avrebbe condotto al cinema intimista e "domestico" degli anni ottanta. Ottima la prova di tutti gli interpreti, tra i quali vanno annoverati i registi Fabio Carpi (Quartetto Basileus; La prossima volta il fuoco) ed Eriprando Visconti (Oedipus Orca; Il caso Pisciotta), nonché il poeta Alfonso Gatto. Un altro regista (Ludovico Gasparini: suoi No, grazie: il caffè mi rende nervoso e Italian fast food) figura come segretario di edizione, mentre la fotografia è affidata alla mano sicura di Tonino Delli Colli.
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