Regia di John Flynn vedi scheda film
Earl Macklin (Robert Duvall), un rapinatore appena uscito di prigione, scopre che una potente organizzazione criminale, capeggiata da Mailer (Robert Ryan), gli ha ucciso il fratello ed ha intenzione di fare lo stesso con lui. Ma, con l'aiuto della sua donna (Karen Black) e dell'amico Cody (Joe Don Baker), Macklin ha intenzione di mettere in ginocchio l'organizzazione e vendicare il fratello.
Tratto dal romanzo "Liquidate quel Parker!" di Richard Stark, alias Donald E. Westlake, creatore del personaggio di Parker (che era stato già interprato sul grande schermo da Lee Marvin, con il nome di Walker, in "Senza un attimo di tregua" di John Boorman), "Organizzazione Crimini" è una pellicola che si inserisce nel prolifico filone dei noir statunitensi anni settanta, tra i quali non possiamo non citare almeno "Yakuza" di Sydney Pollack e "Chi ucciderà Charley Varrick?" di Don Siegel.
La pellicola di John Flynn indubbiamente gode di molta minor fama rispetto ai due illustri esemplari prima citati, al punto che per molti anni è stata dimenticata quasi del tutto dal pubblico. Questo almeno fino al 2023, quando Quentin Tarantino, noto cultore del cosiddetto cinema "di nicchia", ha inserito una retrospettiva sul film in questione nel suo libro "Cinema Speculation", additandolo addirittura come una delle opere che lo hanno più colpito e influenzato.
Conseguentemente, molti tra i lettori di "Cinema Speculation", solleticati dalla curiosità suscitata loro dal buon Tarantino, sono andati a ripescare "Organizzazione Crimini".
Flynn, alla sua terza regia, affronta qui la sua tematica per così dire "preferita", ovvero la vendetta. "The Outfit" è sostanzialmente un revenge-movie mascherato da noir hard-boiled, che però risulta abbastanza piatto e scontato nei suoi sviluppi; ciò sia a causa di una regia piuttosto anonima e incolore, sia per via della sceneggiatura (scritta dallo stesso Flynn), piuttosto carente nel tratteggio dei personaggi. La vicenda, comunque, si sviluppa senza particolari sorprese, nella maniera più classica possibile. E non basta qualche impennata di violenza e il fatalismo con cui i protagonisti decidono di andare incontro al loro destino per rifare Sam Peckinpah.
In fin dei conti, la cosa migliore del film, e ciò che veramente rimane nella memoria, è la coppia di protagonisti interpretata da Robert Duvall e Joe Don Baker. Due attori perfettamente calati nei loro ruoli, e dalla presenza scenica notevole. Peccato soltanto che il loro rapporto di amicizia non sia stato adeguatamente approfondito dalla sceneggiatura. Altro elemento degno di nota è certamente l'interpretazione di Robert Ryan, in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche, anche se gli viene dedicato un minutaggio tutto sommato limitato. Il cast di contorno è pieno di vari volti noti: vecchie star sul viale del tramonto, come Jane Greer, oppure storici caratteristi come Elisha Cook Jr. ("Il mistero del falco", "Il cavaliere della valle solitaria" etc..), Timothy Carey (ricordato soprattutto per i suoi ruoli in "Rapina a mano armata" e "Orizzonti di gloria") oppure Richard Jaeckel (proveniente dal cinema mascolino e sanguigno di Robert Aldrich).
Le scene d'azione sono dirette con competenza, ma risultano piuttosto deludenti, compreso il regolamento di conti finale nella villa di Mailer. Il reparto tecnico è comunque di prim'ordine, con Bruce Surtees alla fotografia e Jerry Fielding come compositore (anche se il suo lavoro non risulta particolarmente memorabile).
Alla luce di tali considerazioni, risulta piuttosto difficile comprendere le ragioni dell'entusiasmo di Tarantino per tale pellicola. Da notare che al contempo il celeberrimo regista, nel suddetto libro, non risparmia stoccate e critiche (più o meno indirette) a pellicole (seppure di genere ben diverso rispetto a "Organizzazione Crimini") in realtà ben più meritevoli di quella in questione (tre significativi esempi: "Intrigo internazionale" di Alfred Hitchcock, "La sposa in nero" di François Truffaut e "La vita privata di Sherlock Holmes" di Billy Wilder). Ma si sa che Tarantino ha gusti molto "particolari", e, come insegna il famoso proverbio latino, "De gustibus non est disputandum".
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