Regia di Claude Sautet vedi scheda film
Una donna, disoccupata e separata dal marito, viene assunta come dattilografa da un magistrato in pensione per scrivere al computer le sue noiosissime memorie; l’uomo è stato lasciato dalla moglie vent’anni prima, ha quasi perso i contatti con i figli, ha passato la vita a fare soldi e le uniche visite che riceve sono quelle di un malmesso ex socio in affari. Uno di quei melodrammi freddi che a Sautet riuscivano benissimo, specialmente se assecondato da due interpreti come Serrault, stizzoso e misantropo, e la Béart, sfuggente e fragile. Altri due cuori in inverno che tentano di scongelarsi, e per un po’ sembrano riuscirci: lui si disfa della propria opprimente biblioteca, ma poi non sa dire di no alla moglie riapparsa all’improvviso dopo la morte del nuovo compagno; lei intraprende una relazione con il giovane editore del libro, ma si tira indietro quando le sue intenzioni diventano serie. In realtà non succede molto, almeno in superficie, ma dagli sguardi e dalle parole si intuisce la vita che scorre sotto le apparenze. E alla fine i rapporti di forza, nonostante qualche vacillamento, tornano a ricalcare la situazione di partenza.
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