Regia di Tim Robbins vedi scheda film
Trattare il delicato tema della pena di morte non è mai facile, al cinema più che con ogni altro mezzo. Diverse sono le opere che hanno trattato l’argomento e, la pellicola in questione, rientra nella ristretta cerchia delle pellicole ben fatte. Pur essendo soporifera nei tratti iniziali e per la maggior parte della durata, vanta la presenza di due attori di calibro come Susan Sarandon, nei panni di una suora chiamata in causa da un omicida in attesa della pena capitale, interpretato dal magnifico Sean Penn che possiede, anche in questa circostanza, la capacità di impersonare un uomo dalla vita complicata riuscendo quasi ad impietosire il pubblico. Tim Robbins non eccelle nella regia che si inabissa in più occasioni ma mette in mostra l’atrocità di un gesto diventato normalità nelle realtà d’oltreoceano, esaltandone il lato religioso volto al perdono e alla redenzione. È senz’altro bravo a mostrare i punti di vista delle vittime e del carnefice alternandole fino a quasi confonderle, non si schiera pur schierandosi, costruendo un’opera rivolta contro la pena capitale, ingiusta giustizia appoggiata senza la consapevolezza del reale gesto.
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