Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Attratto dal titolo doorsiano e respinto dalla stroncatura morettiana mi ritrovo nel mezzo di un film che non ha nulla di lisergico ma che non posso definire con i termini negativi del Moretti-critico. Il millenium bug tanto temuto non c’è stato o forse è successo qualcosa che abbiamo guardato ma che non abbiamo potuto cambiare come una scena di vita vissuta da qualcun altro sempre e soltanto da rivivere e mai da poter agire. La droga del postmoderno è guardare in soggettiva pezzi di vita altrui che dal cervello vanno ai muscoli così che il virtuale sia più reale possibile. Le sensazioni e le emozioni del soggetto sono trasferite a chi vuole pagare per provare il brivido senza rischiare. Nella Los Angeles di fine millennio si muove il nostro spacciatore di vita che vuole riconquistare il suo amore perduto che non rinuncia a rivedere in playback. La città aspetta con frenesia questo capodanno speciale, la violenza caotica è normale e non è sicuro scendere dalla automobile. Il protagonista, sempre ironico e brillante, ha una sua etica per la quale rifiuta i video black jack che finiscono con la morte di qualcuno. L’unico limite rimane quello della propria coscienza quando la trama porta lo spacciatore ad essere testimone in differita di alcuni omicidi. Quello che resta è un cinema mediano tra azione e riflessione, mediatico nel suo farsi "mangiare" esteticamente dalla pubblicità e dai videogiochi, medio per una messa in scena indecisa tra la muscolarità pura e la ricerca intellettuale di una teoria dell’immagine.
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