Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
Il caos del nuovo Millennio è materia plasmabile da cui la Bigelow, con un’accuratezza che lascia molto spazio alla spettacolarità, estrae la storia d’amore e di tradimenti di Lenny Zero (Ralph Fiennes), un mezzo vagabondo che sopravvive vendendo frammenti di vita altrui. L’annullamento della propria realtà è fuga da una Los Angeles a brevi passi dall’Apocalisse, diretta con estro creativo e dinamico da una Bigelow davvero in forma: non importa se il finale concede troppo agli stilemi hollywoodiani, ché il film è pur sempre di genere, tutto il resto è una corsa affannosa che si prende il tempo che vuole (e lo fa con grande abilità) e all’inizio addirittura rigetta la trama lineare per presentare, con calma, i suoi personaggi, esseri sbalzati da una matassa umana che è la folla dispersa e disordinata del mondo del Nuovo Millennio. E così come sbalzano loro, sebbene (o forse soprattutto perché) il loro happy ending è sicuramente consolatorio (rispetto all'evidente negativo destino del resto degli uomini), rimane un neo su un corpo filmico davvero interessante, venato di un animo ribelle che è anche il motore fondamentale della vicenda principale. L’assassinio immotivato di un rivoltoso di colore, il cantante Jericho, getta nel panico moltissime delle fazioni che sono appunto in conflitto, generando la necessità di mettere tutto sotto silenzio. Peccato che alcuni videoregistratori, gli squid, risultino abbastanza invadenti da lasciare tracce. E, come qualsiasi altra cosa, sono suscettibili di strumentalizzazione.
Lo stesso colpo di scena è leggermente telefonato, e la parte buona e la parte cattiva sono ben definite, ma sono proprio questi due fattori a gettare l’umanità di Strange Days in uno sconforto con solo pochi accenni di “colore” ottimistico: se a metà film individuiamo dei cattivi, il colpo di scena getta tutto in un caos leggermente più ampio, perché come ogni buon twist rivela antagonista un personaggio principale e positivo. Così facendo, il caos umano che fa da sfondo a tutto il film diviene anche (controllabile) confusione di parti, che la Bigelow riprende in maniera movimentata e molto adrenalinica. Così lo stesso protagonista, Ralph Fiennes, è vanitoso e troppo legato ai suoi “sogni” in cassetta, così come il personaggio di Juliette Lewis è il più interessante e ambiguo. Angela Bassett sembra invece l’incarnazione stessa della regia, si muove in modo subitaneo e imprevedibile, e dimostra un carattere recitativo davvero adatto, diciamo il perfetto physique du role. In conclusione, un intrattenimento sano, questo Strange Days, oscurato da prodotti ben inferiori.
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