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New Jack City

Regia di Mario Van Peebles vedi scheda film

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La recensione su New Jack City

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Ben prima di Clockers e molto prima di The Wire, il regista di origine Messicana Mario Van Peebles seppe fotografare un mondo che stava cambiando velocemente e per il quale desiderava mettere in guardia le nuove generazioni. A tal proposito basti leggere il monito a fine pellicola riguardante la pericolosità delle sostanze stupefacenti e come il Nino Brown, impersonato dal nemmeno trentenne Wesley Snipes, altri non sia che uno dei tanti approfittatori che vogliono impossessarsi dei dollari e delle debolezze altrui grazie a un microcosmo fatto di bande armate perennemente in lotta fra loro.

 

 

Basandosi su un soggetto scritto dal giornalista Thomas Lee Wright e a una sceneggiatura per la quale ha collaborato anche l'autore Barry Michael Cooper, il quale riadattò un proprio articolo apparso sul The Village Voice riguardante l'invasione degli stupefacenti nelle strade della mela, Van Peebles seppe dar voce a una metropoli ferita e osservata attraverso lo sguardo di spacciatori, gente comune e agenti della polizia. Oltre al già citato Wesley Snipes, appaiono il rapper Ice-T. Chris Rock, lo stesso Van Peebles e Judd Nelson. Chi nel ruolo di agente di polizia e chi in quello di Pusher o infiltrato. Tutti impegnati nelle decadi seguenti a fare la fortuna del dorato mondo del cinema sia mainstream che indie.

 

Pellicola quindi da rivedere perché in grado di dare un egregio spaccato del periodo di epidemia del crack della Grande Mela, nonostante talvolta i protagonisti appaiano troppo oltre le righe a causa di atteggiamenti stereotipati e macchiettistici, si passa dagli eccessi sanguinari di Nino Brown, alle battute fuori luogo del comico Chris Rock. Ciò nonostante l'apparato narrativo risulta solido e capace di decretare l'appartenenza del film al genere del thriller urbano. La prova d'esordio di Van Peebles va quindi riscoperta proprio perché troppo spesso dimenticata a favore di quelle di altri registi che rispetto all'autore di Posse - La leggenda di Jesse Lee (Posse; 1993) hanno preferito narrare lungamente il mondo delle minoranze etniche, di quartiere e locali. Facile in tal senso il paragone sia con la cinematografia di Spike Lee, ma anche con quella di John Singleton.

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