Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Pessima scopiazzatura di Malizia di Samperi, realizzata dal milanese Massimo Dallamano (autore anche dello script insieme a Gianfranco Clerici), già direttore della fotografia per Sergio Leone e poi passato dietro la macchina da presa con discreti risultati nell'ambito del thriller poliziesco (morirà in un incidente d'auto due anni dopo l'uscita del film): a svezzare il giovanotto di turno è qui Edwige Fenech, sempre splendida, a cui tocca il ruolo di una matrigna chiamata ad occuparsi del figlioccio seminarista con la vocazione in crisi (un Roberto Cenci che dovrebbe riecheggiare l'Alessandro Momo del film di Samperi e che invece si perde tra dialoghi insulsi ed una recitazione leziosa e stereotipata). Nonostante qualche gustoso siparietto tra i personaggi di contorno (Vittorio Caprioli e Lionel Stander, tra gli altri), però, il film ha il respiro corto, sia per la fiacchezza del ritmo e la piattezza della messinscena, sia per l'eccessiva banalità degli sviluppi narrativi. Restano i preziosismi della fotografia di Franco Delli Colli e la discreta colonna sonora di Renato Serio. Ma è decisamente troppo poco perchè al posto dei turbamenti erotici non sopraggiunga, inesorabile, la noia.
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