Regia di John N. Smith vedi scheda film
La “grande bellezza” dei menestrelli (s)truzzi, anatroccoli che il sis(te)ma sociale non vuole asociali, ma c’è la bella Michelle Pfeiffer che, parimenti alla sua snellezza, li svezza dalla rozzezza rendendoli più “umani” di finezza...
Era un marine questa supplente della supplente subentrata dopo che un’altra ha abbandonato il posto perché disperata per colpa di questi insanabili disperati che spesso e “volentieri” marinano, classe “violenta” e non volenterosa di teppistelli, di (s)bull(onat)i, di svitati da riavviare, di fuorviati da “riavvitare”, da (ri)avviamento alla vita, alcuni bevon troppe “vite”, nel senso che son ubriachi di noia, apatia, svogliatezza, troppo allegri, dunque, “bravi ragazzi” pasoliniani che una donna in gamba rimetterà in pista, e non “pistole”, prima insegnando loro l’arte della “guerra” del karate, ove la “marzialità” è (r)esistenza che sfrutta innanzitutto l’intelligenza per far fruttare questi acerbi “furbi”, no, che cantan solo i gangsta’s paradise da “banane” e prenderla troppo all’ano, rimandati e bocciati ogni anno. Quindi, lo “spacc(i)atore” delle regole conformistiche di nome poeta, Bob Dylan, e non l’omonimo, appunto autore di liriche e strofe per non “scoreggiare”, scusate, scoraggiare queste “scrofe”, questi scorfani, questi poco scafati, questi sfaticati.
Film edificante, “edulcorante”, social-mente intitolato in originale Dangerous Minds.
Film che può, preso con le “buone” condotte del non cinismo, anche emozionare in qualche punto.
Per il resto, rompe le palle ed è una coglionata come il produttore Bruckheimer, uno a cui va il merito di essersi assicurato come protagonista la Pfeiffer, una da De Palma e Scorsese.
Quando i soldi fan capire come (non) si sta al mondo. Forse, meglio questi poveri cris(an)t(em)i.
E qui sono, come questi a(lun)ni, stronzo.
Oh oh.
di Stefano Falotico
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