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Gli schiavi più forti del mondo

Regia di Michele Lupo vedi scheda film

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La recensione su Gli schiavi più forti del mondo

di mm40
2 stelle

In una provincia orientale dell’antica Roma, in odore di ribellione degli schiavi locali, arriva a controllare la situazione Marco. Naturalmente Gaio, il centurione già presente sul posto, entra subito in rivalità con lui; una finta rivolta viene organizzata da Gaio, ma le cose non vanno come previsto e sarà proprio Marco a risolvere la situazione, eliminando anche il nemico.

 

Dopo Maciste, il gladiatore più forte del mondo (1962) e Maciste l’eroe più grande del mondo (1963), questo Gli schiavi più forti del mondo (1964) è il terzo lavoro diretto da Michele Lupo: se la fantasia nella scelta dei titoli non è decisamente il suo forte, va detto che anche le dinamiche delle trame e le tematiche affrontate nei suoi film non brillano mai per originalità. Si tratta chiaramente di film a basso o bassissimo costo che all’epoca venivano prodotti sostanzialmente in serie per recuperare le spese sostenute per costumi e sceneggiature usati in altri film a budget maggiore, inseriti nello stesso pacchetto produttivo; in questo caso il fondamentale Il grande libro di Ercole – Il cinema mitologico in Italia di Steve Della Casa e Marco Giusti indica in Ponzio Pilato di Irving Rapper (e Gian Paolo Callegari) la pellicola ‘maggiore’ del pacchetto, da cui sono tratte perfino alcune scene. Di significativo, come detto, qui c’è poco, se non il ruolo positivo affidato a Gordon Mitchell, a cui solitamente venivano affidate solo parti da cattivo; fra gli altri in scena troviamo poi Nello Pazzafini, Roger Browne, Scilla Gabel, Giacomo Rossi Stuart, Alfio Caltabiano, Alfredo Rizzo e Arnaldo Fabrizio, uno dei più noti nani di Cinecittà e dintorni. Sceneggiatura del regista e di Roberto Gianviti: tutto mestiere, onesto ma non fra i migliori. 2,5/10.

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