Regia di Giorgio Pàstina, Mario Soldati, Luigi Zampa, Aldo Fabrizi vedi scheda film
Quattro episodi tratti da novelle di Pirandello e introdotti da una dichiarazione d’intenti affidata a un fine dicitore. 1 (Pastina) Un artigiano ripara la preziosa giara di un avaro possidente terriero, ma ci rimane chiuso dentro. 2 (Soldati) Una servetta, sola e con figlio a carico, spende i suoi ultimi soldi per comprare un ventaglio con cui attira l’attenzione di due corazzieri. 3 (Zampa) Un notorio menagramo ottiene che il suo status venga riconosciuto ufficialmente in tribunale per usarlo a fini di lucro. 4 (Fabrizi) Un professore si fa prestare un abito da cerimonia per presenziare al matrimonio di una sua allieva povera con il figlio di un industriale; in quel giorno stesso la madre di lei muore, ma lui riesce ugualmente a far celebrare le nozze sventando il tentativo di rinvio messo in atto dai parenti dello sposo. Tipici temi pirandelliani (situazioni paradossali, contrasto fra realtà e apparenze, importanza decisiva di dettagli insignificanti), ma sviluppati con poca energia e in toni compassati: difetti che riguardano in particolare i primi due episodi (il primo ulteriormente ridimensionato a posteriori dal confronto con quello omologo di Kaos). Va meglio con gli ultimi due, che si reggono sulle solide spalle di Totò e Fabrizi: l’uno decide rabbiosamente di adeguarsi all’idea che il mondo ha di lui, l’altro vive il suo giorno di gloria per merito involontario di un vestito troppo stretto.
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