Regia di Alberto Cardone vedi scheda film
Al pistolero Mike viene uccisa la ragazza e sottratto un bel gruzzoletto; comincia così il suo feroce e ostinato percorso di vendetta.
Scritto dal regista insieme a Italo Gasperini, Ugo Guerra e Josè Luis Martinez Molla, L'ira di Dio è l'emblema della produzione a basso - tendente all'infimo - profilo del genere spaghetti western di quel periodo. Alla fine degli anni Sessanta infatti il filone intraprese un (legittimo) percorso di declino qualitativo che si accompagnò però a un'ascesa in termini quantitativi, destinata a smorzarsi solamente ad anni Settanta inoltrati. Ecco quindi come simili lavoretti venivano all'epoca prodotti in massa, con budget modestissimi e sfruttando scene e costumi di altre produzioni analoghe, ma soprattutto con idee riciclate palesemente di film in film. L'ira di Dio non è altro che la solita, ennesima riproposizione del percorso spietato di vendetta da parte di un cowboy 'buono' che naturalmente però non esita a sfoderare la sua sei colpi di fronte agli irriducibili 'cattivi'. Il problema principale dell'opera risiede esattamente nella mancanza di mezzi, più che evidente in ogni singola inquadratura: Alberto Cardone, d'altronde, è stato un mestierante neppure fra i più dotati di quel periodo, capace di sfornare otto titoli solamente fra il 1965 e il 1969, cinque dei quali spaghetti western. Qui il cast offre volti come quelli di Brett Halsey, Dana Ghia, Howard Ross, Franco Fantasia e dell'immancabile Fernando Sancho: mancano completamente le garanzie minime per richiamare pubblico e il risultato sullo schermo ne è la conseguenza. Nel solo 1968 Cardone - sempre sotto lo pseudonimo di Alberto Cardiff - licenziava altri due western all'italiana altrettanto miserrimi. 2/10.
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