Regia di John Woo vedi scheda film
Con questo “The killer” John Woo raggiunge uno dei suoi massimi risultati cinematografici, molto distante da quanto poi lo ha reso popolare a 360° nella sua trasferta americana (“Face off” a parte che rimane uno dei miei film preferiti, gli altri sono al più discreti esercizi di stile).
Infatti qui l’azione, e tutto lo spettacolo visivo che ne consegue, va a braccetto con una storia curata, sia nello sviluppo della trama sia, se non soprattutto, per le caricature, e le conseguenti sfumature dei protagonisti.
I ruoli sono così decisamente interessanti, con un sicario pronto, dopo tanto lavoro sporco, a dedicarsi completamente alla donna amata e tradito da dei gangster che lo avevano assoldato per l’ultima missione; troverà anche un valido appoggio in un poliziotto poco convenzionale (e per questo assai più intrigante di quanto il ruolo di solito regala).
La violenza è rappresentata in maniera realistica, oltre che spettacolare quando i giri del motore aumentano a dismisura, e funziona ancora di più, perché dietro ci sono sentimenti e obiettivi importanti e universali, quasi impossibil da conquistare, come la pace e una vita finalmente incentrata su elementi a cui un killer si presume difficilmente possa ambire.
Così i temi proposti si combinano alla grande e la visione fornisce un sussulto continuo e per giunta in grado di solleticare differenti corde emozionali.
Quello che ne esce è un ibrido di tante derivazioni di gran impatto sotto tutti i punti di vista, un risultato che raramente è stato raggiunto in seguito, almeno per quanto ho potuto vedere io.
Applausi scroscianti.
In questo caso direi che la regia è un fattore assolutamente determinante per la buona riuscita del film.
Spettacolare, ma anche incisivo sotto tutti i punti di vista.
Convincente.
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