Regia di Dario Argento vedi scheda film
Mi sono spesso chiesta cosa spinge Dario Argento a scegliere come protagonista la figlia Asia. Ho sempre creduto in quell'amore paterno e viscerale tanto da non vedere l'incapacità attoriale della stessa, finendo per accontentarsi delle vere espressioni che riesce a regalare. Togliendo il fattore cast, che nei film di Argento è sempre stato una pecca, qui non trovi nemmeno quella fotografia, sapientemente associata a specifiche caratteristiche inquadrature che unite alla musica di Ennio Morricone, regalava allo spettatore gioia pura, qui non c'è nulla di tutto questo, solo un buon inizio, centellinato tanto quanto il finale, per nulla prevedibile, che si sviluppa nelle ultime sequenze. L'impressione è che Argento possa essere ancora un “portatore sano” di suspance, ancora capace di scavare nei meandri della mente per produrre paura o almeno tensione; solo che non si capisce il motivo per cui non riesca più a svilupparlo nel modo in cui gli era consono e che lo ha reso un'icona in tutto il mondo. Sembra quasi anchilosato, come incapace di gestire le potenzialità che lo caratterizzano e, la cosa più triste e che da qui in avanti andrà sempre peggio.
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