Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
Per Roma città aperta, o meglio, per "Città aperta"" (così doveva intitolarsi originariamente il film di Rossellini), il produttore Peppino Amato avrebbe voluto una commedia, un protagonista come Aldo Fabrizi in versione comica e come protagonista femminile Clara Calamai, perché secondo lui Anna Magnani aveva le gambe storte. Se non che quest'ultima, che si sentiva defraudata del ruolo di protagonista di Ossessione, girato da Visconti quando la Magnani era incinta (e andato proprio alla Calamai), si impuntò e riuscì a convincere il produttore di essere, lei e non altre, l'attrice giusta per Roma città aperta.
A quel punto, però, il produttore del film di Rossellini non era più Peppino Amato, il quale si era ritirato dopo aspri scontri con lo sceneggiatore Sergio Amidei, assai più intransigente del regista nel difendere il copione di quello che sarebbe diventato il capostipite del neorealismo.
In Celluloide, Lizzani fa rivivere i momenti irripetibili della creazione di un capolavoro, frutto del genio di alcuni uomini di spettacolo formatisi tra l'esperienza nel cinema di regime e l'impegno politico già antifascista, ma anche del precario equilibrio tra intransigenza artistica e politica e inevitabili concessioni alle esigenze della produzione e della distribuzione, ma frutto anche delle intuizioni del momento (la corsa della Magnani dietro al fuggitivo Serato) e di circostanze produttive eccezionali e fortunose (il furto di corrente ai militari americani; l'ufficiale figlio di un distributore cinematografico). Tra verità e leggenda, il film di Lizzani racconta come un capolavoro del cinema possa nascere nelle circostanze più avverse, traendo vantaggio anche dall'incontro e dallo scontro di personalità tanto diverse come quelle di Rossellini (Massimo Ghini) e Amidei (Giancarlo Giannini). Fino ai suoi ultimi film, Lizzani è rimasto fedele a un cinema che fosse più di traspirazione che di ispirazione, più di istruzione che di intuizione,in questo senso molto vicino alla lezione dell'ultimo Rossellini. In Celluloide, peraltro, giganteggia, per arte mimetica, Lina Sastri nella parte della Magnani.
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