Regia di Chris Noonan vedi scheda film
C'è un maialino, all'inizio del film, che si ritrova a dover elaborare il lutto della perdita della madre, condannata al macello per ovvie ragioni. Inizia così, in modo abbastanza traumatico, questo squisito prodotto australiano di notevole invenzione creativa, nonché di contagiosa simpatia. Il maialino, poi, finisce in una fattoria il cui proprietario vorrebbe allevarlo per poi mangiarselo a Natale. Dopo essere entrato sotto l'ala protettiva della first lady della fattoria (una cagna sposata ad un ombroso quattrozampe) e aver conquistato la stima del fattore, diventerà una star perché si reinventa come suino da pastore. Con piglio non sempre disneyano (e forse proprio per questo davvero delizioso senza essere stucchevole), George Miller orchestra una favola eterea e morale che insegna molte cose. Certamente l'animalismo non fanatico (fa capire la catena alimentare con grande efficacia), ma soprattutto concetti universali quali l'autostima, la determinazione, la messa in pratica delle virtù. Babe è un maialino fantastico, probabilmente il protagonista di favola più importante dell'ultimo decennio del Novecento, secolo costellato di caratteri da favola memorabili: gentile, cordiale, valoroso, sincero, coraggioso, saggio. Troppa grazia per un porco? E pensare che era destinato ad un banchetto natalizio. Ed è finito nominato agli Oscar come miglior film, vincendo quello per gli effetti speciali (che sono i valori aggiunti dell'opera). Memorabili i topini raccontastorie.
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