Regia di Jerry Paris vedi scheda film
Quando la carriera del mitico Jerry Lewis stava tramontando, il comico americano ha girato questa commedia arzilla nel Regno Unito, avvalendosi di una compagnia congeniale composta da attori inglesi. Purtroppo il risultato non è stato edificante, poiché la sceneggiatura era instabile ed eccessivamente frammentaria, con il conseguente esito di un plot caotico e poco godibile, sebbene colmo di spunti interessanti. Qui Lewis si immedesima nel ruolo di George Lester, uno yankee truffaldino, il quale sposa Pamela (Jacqueline Pearce), ricca donna britannica che possiede una villa enorme. Il matrimonio va male e Lester trasforma la tenuta in una discoteca cinese (perfettamente in linea con la Swinging London) all’insaputa di Pamela. Quest’ultima scopre presto la “birichinata” di Lester e chiede il risarcimento dei danni. Costretto a pagare i debiti alla ex, Lester si mette in affari con un altro baro, H. William Homer (Terry Thomas); il piano è di rubare i progetti di una nuova perforatrice per dentisti e venderli a degli arabi da incontrare a Lisbona. Il destino, però, non è favorevole, in quanto Lester prende gli orecchioni e i documenti vengono stampati in una capsula da Fred (Bernard Cribbins, impegnato negli exploit slap-stick): uno steward nevrotico che lavora nei voli per il Portogallo… insomma, un soggetto abbastanza inverosimile e astruso, che ad ogni modo concede qualche situazione esilarante, grazie a dei caratteristi ottimi, i quali perorano un’alchimia stuzzicante con Lewis (Thomas e Patricia Routledge in primis). Gli inceppi dell’ingranaggio della storia, comunque, sono evidenti, a causa della confusione di scrittura e l’incompletezza o l’approssimazione di parecchie bandelle (lo stesso corteggiamento iniziale di Pamela appare sbrigativo e raffazzonato). In conclusione, il talento di Lewis nelle performance deliranti è ancora palese e il mélange del quadro proposto non può che essere vivace ed ameno, ma l’assenza di una struttura solida si fa sentire. Damn…
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