Regia di Aleksandr P. Dovzenko vedi scheda film
L'immaginaria città di Aerograd è un'utopia politica e tecnologica: una roccaforte sovietica sulla costa pacifica della Siberia, separata da Mosca da migliaia di chilometri di taiga, ma collegata al resto del paese con un fitto ponte aereo. A questo progetto avveniristico si oppone la comunità dei ritualisti, portatrice dell'ortodossia filozarista, e emblematicamente costretta, dall'avanzare della rivoluzione, a nascondersi nel fitto della foresta, conducendo una vita rozza e primitiva. Stepan Glushak, il leggendario uccisore di tigri, è il difensore-simbolo del progresso, che qui si identifica con la causa bolscevica. La grande Russia assume i tratti di un mito virile, a cui fa da sfondo una storia amara e dura, nella quale il sogno è tragicamente offuscato dalla morte, dal rancore e dal tradimento. Questo film di Dovzenko è un racconto semplice e selvatico: però, con quegli scorci di aerei che volano in stormi tra le nuvole, al suono di un nostalgico canto popolare, riesce, di tanto in tanto, a fare sobbalzare il cuore.
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