Regia di Richard C. Sarafian vedi scheda film
VOTO 7 DISILLUSO Man in the wilderness è un viaggio interiore, un percorso non solo nella natura, ma fra l'uomo e la natura stessa. Un binomio a cui gli autori aggiungono la presenza religiosa 'occidentale' per segnare ancor di più il confine fra il trascendente e la realtà. L'ambientazione fa il resto, la tesi è conciliatoria: il sopravvivere di Ness, dona un'esperienza e da questo evento riparte l'esistenza del protagonista (splendido Harris) e non solo la sua, denotando un messaggio in linea con i tempi (echi di pacifismo e di ritorno alla vita vera e semplice), con un ottimismo anche fin troppo consolatorio. Perché fermo restando questo sottofondo esistenziale il film si ricorda forse più per le sensazioni e le realistiche atmosfere, con quella nave trainata dai muli nel selvaggio west e il cappello a cilindro di un picaresco John Huston. Sarafian gestisce questo materiale con piglio visionario e un tono espressivo forse datato ma che nel narrare legando il racconto con numerosi flashback chiarificatori, trasmette ancor di più la percezione di clima decadente e disilluso degno delle migliori rivisitazioni del genere.
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