Regia di Martin Campbell vedi scheda film
Il miglior film dell'era Brosnan e uno dei migliori in assoluto. Costruito ad arte, quasi a tavolino, considerando ogni simbolo bondiano per definizione (il Casino a Montecarlo,l'ex URSS, antitesi occidentale nella Guerra Fredda) è più un metafilm in cui la trama è un pretesto per raccontarci del personaggio. Sicuramente il più politico della serie
Finalmente dopo tanti ( pur belli ) Bond, ritorna uno 007 coi fiocchi. Merito del nuovo attore, Pierce Brosnan, che, al di là di tutto, ha semplicemente la faccia giusta per interpretare l’agente più famoso al mondo. Ma merito anche della Produzione, la quale mette in gioco un soggetto ( quello omonimo di Michael France ) davvero bello ( questa volta il nostro eroe va addirittura nella tana dello storico lupo ), sceneggiato con un ritmo tutto nuovo da Jeffrey Caine e Bruce Ferstein e diretto dal geometrismo di Martin Campbell. Una storia che non fa mai calare l’attenzione, anche perché l’attira seguendo due stratagemmi: quello dell’attualità, per un pubblico generico, ma curioso, e quello delle citazioni ( da Attenti a quei due a un po’ tutti i film della serie ), per i fans più incalliti. Anzi il film si permette persino il lusso di citare l’Autore ( la carrozzella che taglia la strada a Bond sul carro armato, nell’inseguimento di San Pietroburgo rimanda ad Ejzenstejn e a De Palma, così come le eliche del velivolo che compaiono negli occhi socchiusi di Bond, semisvenuto a Portorico, ricordano Coppola e l’incipit di Apocalypse Now! ). Ma si farebbe un torto al film se lo si smembrasse tutto per riconoscerne la validità. In realtà, Goldeneye supera persino la superstizione ( è il 17°) e si propone come uno dei più belli della serie. Meglio, se consideriamo la voce di Tina Turner con la canzone scritta da Bono degli U2…
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