Regia di Michael Curtiz vedi scheda film
La carica di una brigata di cavalleria leggera (come da titolo originale) a Balaklava nel 1854, durante la guerra di Crimea, è passata alla storia come uno dei più celebri esempi del concetto di “eroismo insensato”: gli inglesi, fraintendendo un ordine, percorsero un lungo tratto allo scoperto facendosi massacrare dalle artiglierie russe. Di questo evento storico il film costituisce un lunghissimo prologo che ne illustra gli immaginari antefatti, sviluppando due linee narrative: la vendetta nei confronti di un principe indiano ribelle, che aveva sterminato una guarnigione inglese (compresi donne e bambini) e poi si era rifugiato presso i russi; la rivalità fra due cugini innamorati della stessa ragazza (sottotrama sentimentale che può sembrare superflua, ma serve a mostrare operante il senso di sacrificio spinto all’estremo). La carica vera e propria occupa solo gli ultimi dieci minuti, che sono di gran lunga i migliori (pur se interrotti dalle fastidiose didascalie con i versi di Tennyson, che allentano la tensione anziché acuirla): uno spettacolo visivamente trascinante, che fa quasi dimenticare di avere appena assistito a un’apologia del colonialismo.
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Sullo stesso episodio, ma ribaltando la prospettiva "eroica" di Curtiz e puntando il dito con polemico vigore contro la tronfia società vittoriana, nel 1968 Tony Richardson girò il suo "I seicento di Balaklava" che prova a distruggere il "mito" di quella inutile battaglia che si trasformò in una vera e propria carneficina.
Purtroppo quello non l'ho ancora visto, ma in effetti so che è stato costruito appunto a scopo smitizzante.
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