Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Il film di Rossetti è uno dei migliori del nostro patrimonio western. Non poi troppo stereotipato, visto che ci sono invenzioni carine come il villaggio fantasma, il cieco e tutto ciò che ne consegue. Anche Andrea Giordana regge bene il confronto con Eastwood e Nero, sia per il suo fascino sia per la sua adesione al mito tutto italiano del pistolero ombroso e di poche parole, spinto dal solo denaro. Qui infatti, si spaccia per il figlio di un povero cieco per fregargli i soldi messi da parte per l'acquisto di un ranch, ma l'arrivo di una banda di banditi che vuole rapinare un carro sudista deraglia radicalmente le intenzioni del protagonista. Lasciamo stare gli ambienti che sono chiaramente straordinari, come le dunas dell'Almeria e la Rambla de Tabernas, ma anche guardando al villaggio fantasma, a tutto quel fango che fa molto "Django", alla ferocia con cui i banditi trattano dapprima i due soldati sudisti e poi, e soprattutto, il vecchio cieco, vi vediamo i tratti tipici del nostro western all'italiana. Il supplizio del vecchio cieco Sam, interpretato da Piero Lulli, è dilatato quasi all'inutilità, ma proprio in questo acquista il suo spessore originale. Il grande Lulli è apprezzabile anche in ruoli paterni come questo, ma il suo volto ci ricorda soprattutto i grandi bastardi che ha saputo rendere con grande bravura in decine di altri film. Il finale, che tradisce un po' il mito dell'antieroe all'italiana, non è comunque appiccicato così tanto per chiudere il film, ma segue il percorso dell'archetipo eastwoodiano che va dalla sete di solo denaro a quella della sola vendetta, e Franco Rossetti ci riesce molto bene. Anche il duello finale con il cattivo Franco Giornelli, che riprende il supplizzio inflitto al vecchio Sam, è teso, serio, a tratti disperato, senza possibilità di fuga sia fisica che metafisica. Infatti è sempre lì che si torna: a sfidarsi, ad uccidersi in una terra di nessuno. Non da ultimo: è il primo film sceneggiato da Vincenzo Cerami.
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