Regia di Franco Rossetti vedi scheda film
Rossetti aveva cominciato una decina d'anni prima come assistente (fra gli altri, di Monicelli e di Steno); era quindi passato alla scrittura (collaborò anche alla stesura del copione di Django, di Sergio Corbucci) e decise infine di passare dietro la macchina da presa proprio nel 1967 con questo El desperado. All'epoca lo spaghetti western era un prodotto relativamente semplice ed economico a realizzarsi e, in genere, capace quantomeno di ripagarsi senza troppi sforzi. Questa pellicola non brilla nè per originalità nè per scelte di casting (il protagonista è il giovanissimo Andrea Giordana, non eccelso a dire il vero); il fatto che fra gli sceneggiatori ci sia il nome, oltre a quelli comunque non disprezzabili di Ugo Guerra, Elio Scardamaglia (entrambi anche produttori qui) e dello stesso Rossetti, di Vincenzo Cerami, non tragga però in inganno: anch'egli era alle prime armi, anzi primissime: questa è la sua prima sceneggiatura in assoluto. In effetti le vicende di El desperado non sono nulla di sensazionale: una trama abbastanza intricata, una serie di sparatorie e brutalità di vario tipo (il film si apre su una tortura, ma non sarà l'unica a comparire sullo schermo nel corso di novanta minuti), una vaga predisposizione moraleggiante nei personaggi, con i consueti manicheismi "personaggi completamente cattivi vs. personaggi cattivi dal cuore d'oro": tutto materiale di riciclo, già abbondantemente visto. Giordana utilizza lo pseudonimo Chip Gorman; fra gli altri interpreti ci sono Franco Giornelli, Rosemary Dexter, Dana Ghia: nomi sufficientemente anonimi. Colonna sonora di Gianni Ferrio, con tema di apertura e chiusura non disprezzabile. 2,5/10.
Il bandito detto El desperado, condannato a morte, riesce a fuggire; incontra un soldato morente e, subodorati i soldi facili, si sostituisce a lui andando a trovarne il padre cieco. Ma saranno in tanti a volergli fare la pelle.
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