Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Questa commedia racconta alcune vicende di quattro studenti ormai "fuori corso", che condividono lo stesso appartamento. I fatti narrati passano in secondo piano rispetto all'analisi sociale che il regista, con una "leggerezza" che rende il prodotto fruibile per ogni fascia di pubblico, compie. I "laureati" sono infatti ragazzi ormai non più giovanissimi, ma non in grado di prendere le distanze da atteggiamenti, modi di vivere e di pensare adolescenziali. Nonostante ne dichiarino la volontà, o ne compiano dei tentativi, non prendono sul serio la ricerca di un lavoro, lo stabilire relazioni sentimentali stabili e definitive, l'applicare le proprie, pur presenti, capacità al fine di ottenere risultati concreti. Vivono sospesi in un mondo di cene, serate al bar, discussioni su questioni spicciole di vita quotidiana, velleità artistiche, in un contesto sociale ed economico che ancora consente una vita senza troppe preoccupazioni - gli anni della crisi economica sono ancora lontani, anche se il film ne mostra alcuni elementi scatenanti. Ciò che non ho apprezzato molto della pellicola è la realizzazione. E' quasi un film a episodi, con siparietti che ne rompono la continuità. Tra gli attori ho apprezzato particolarmente Rocco Papaleo. Il film è ambientato in una Toscana benestante, tra paesaggi luminosi ed interni curati ma non sempre realistici. La conclusione delle vicende dei quattro, a cui si lega una quinta storia, quella di un professore-mentore interpretato da Alessandro Haber, anch'egli malato di noia di vivere e nichilismo, è prevedibile. Una commedia agrodolce, di particolare spessore didascalico, ma un po' "scialba" per realizzazione.
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