Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Film buonista di costume, ironico ma non troppo, che vede l'esordio di Pieraccioni regista. Il trentenne laureando (e non laureato, da cui i dubbi sull'incomprensibile titolo) è una figura ormai tipica italiana, mentre le disavventure in amore e nel lavoro sono quanto di più banale e stantìo possa essere rappresentato; risibile la trama, stracolma di falle logiche e momenti di inverosimiglianza inaccettabile, ma discreto il cast - Haber come 'ospite d'onore' a guidare un buon gruppo di attori ultratrentenni ancora considerati 'esordienti' - tranne Tognazzi che per ovvi motivi di cognome ha già una carriera avviata. Pesante e noioso l'esito del tentativo di imitare (o meglio scimmiottare) i maestri del cinema italiano, dai Vitelloni di Fellini agli Amici miei di Monicelli: tutte citazioni maldestre o malriuscite. Bruttarello e qualunquista.
Quattro sfaccendati ultratrentenni condividono un appartamento a Firenze; promettono di laurearsi, ma chiaramente nessuno di loro ce la farà mai. Coltivano intanto le loro ambizioni: sentimentali, lavorative, artistiche; tutte puntualmente disilluse.
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