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La ragazza della 5 ª strada

Regia di Gregory La Cava vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ragazza della 5 ª strada

di obyone
7 stelle

 

 

"La ragazza della quinta strada" fu il primo film ad uscire in sala dopo la fine del sodalizio tra Ginger Rogers e Fred Astaire, interrotto con la pellicola di H.C. Potter "La vita di Vernon e Irene Castle". Non c'erano più abiti svolazzanti e orli di abiti, incresparsi leggeri e spumosi come le onde del mare, ad impreziosire il film diretto da Gregory La Cava. La musica era cambiata definitivamente lasciando spazio ad una nuova fase della carriera di attrice per la bionda del Missouri. Non più ballerina o spalla di una grande star della danza, ne corpo leggiadro da trascinare qua e là per la pista ma senza una vera direzione e una volontà propria. Rogers si impegnò su diversi fronti, da quell'anno, quasi a rimarcare la volontà di primeggiare e scegliere il proprio destino professionale cosa che il ballo le avrebbe impedito. Metaforicamente, anzi, la danza rappresentava i rapporti di forza tra i generi con l'uomo che accompagnava la donna facendole seguire i propri passi, al proprio ritmo. La coreografia era scelta da Fred Astaire e Rogers pigramente ci si doveva adattare. A Ginger restava solo che eseguire magnificamente i passi imparati con sconcertante velocità e con altrettanto tempismo dimenticati il giorno successivo alle riprese. La madre di lei, Lila, che bene conosceva i pregi e i difetti della figlia, imponeva spesso abiti sgargianti e sofisticati affinché non rimanesse offuscata dal talento leggendario del genio del tip tap. Perciò, per dimostrare il proprio valore, era forse opportuno interrompere quel rapporto proficuo ma sbilanciato. La fama da danzatrice aveva cresciuto l'appeal presso gli studios, così Ginger, ormai Star con la maiuscola, avrebbe potuto mostrare il proprio valore di attrice, cosa che le stava molto più a cuore, o quanto meno interessava maggiormente all'ingombrante ma lungimirante madre.

 

 

Negli anni 30 il cinema era indisollubilmente legato alla Grande Depressione e spesso i film riproducevano le ansie e i rancori verso coloro che avevano provocato il crack economico che aveva mandato il paese sul lastrico. Gli strascichi di quel periodo infausto dell'America si ravvisavano anche nel film di La Cava, il primo, per l'appunto, interpretato da Rogers dopo il sodalizio con Astaire. Il protagonista maschile (Walter Connolly) era un imprenditore industriale arricchito nell'industria meccanica ma ormai incapace di barcamenarsi in un mondo degli affari così diverso dal periodo pre crisi. La compagnia era in forte affanno e tutti remavano contro, dai sindacati, ai lavoratori, passando per i soliti sciagurati banchieri. Le cose in famiglia non erano migliori. Si respirava la vacuità di una moglie abituata al lusso e alle convenzioni, la leziosa presenza di una figlia senza obiettivi e la spregiudicatezza di un figlio poco incline ad accogliere l'eredità paterna. Non parve vero all'uomo di incontrare nel parco una bella e genuina spiantata, tale Mary Gray (Ginger Rogers), seduta sulla panca di fronte alla vasca delle foche. All'incontro fortuito seguì una cena in un ristorante di lusso in cui il vestito di lei suonava a dir poco inappropriato. I numerosi bicchieri di champagne, che seguirono, siglarono un patto segreto tra i due commensali che avrebbe causato un vero terremoto nella ricca casa della Quinta Strada. Quando il giorno dopo Mr. Borden tumefatto ma felice si presentava alla moglie, ridicolizzata dai titoli dei giornali scandalistici, e la giovane Mary usciva spavalda dalla camera degli ospiti, l'imbarazzo rendeva a tutti chiaro ciò che la realtà nascondeva.

Gregory La Cava usò uno stacco narrativo a dir poco spregiudicato per separare il prologo iniziale che si concludeva pressappoco al ristorante ed il corpo principale della pellicola in cui i veri protagonisti erano i famigliari di Borden alle prese con la scomoda ospite. Il colpo affilato d'accetta permise a La Cava di sviluppare audacemente la vicenda intorno alla percezione sbagliata di un tradimento sessuale consumato e perpetrato tra le mura di casa di una famiglia della buona società. La Cava lasciò intendere, per buona parte del film, ciò di cui non poteva disquisire direttamente. All'epoca era lo stratagemma migliore per aggirare l'ipocrisia della censura. Le uscite clandestine tra Mary e Borden permettevano al racconto di scandagliare il fondo di una borghesia arricchita ed implosa sulle ricchezze accumulate, incapace di rigenerarsi, attenta al proprio Status Quo e alla percezione di sè in società. Contemporaneamente il regista cercò di dar voce alle ardite rivendicazioni socialiste dello chauffeur innamorato della figlia del padrone. La redistribuzione delle ricchezze predicata dal giovane autista (quei 500 dollari per tutti, per ridurre le discriminazioni) veniva osteggiata persino dai suoi simili nella geremiade della cuoca furibonda all'idea di chi potesse toccarle i 2000 dollari in banca accumulati in una vita di lavoro. Lo spirito americano veniva analizzato da La Cava, criticato, barbarizzato da concezioni socialiste ed infine brandito come unico modello possibile nel ritorno del figliol prodigo che, messa apposto la testa, iniziava a prendersi cura del business di famiglia. Su un piano più strettamente sentimentale il racconto consolidava le argomentazioni socio-economiche con la conclusione positiva del complotto, e con quelle gradite sorprese affettive che facevano consolidare il modello del self made man (woman) pur nella superiorità morale degli affetti sul danaro.

Film piacevole ed aperto alla critica del sistema, come usuale all'epoca, "La ragazza della Quinta Strada" fece scendere Rogers al piano strada, e con un abito castigato ed elegantemente ordinario, accompagnato da una recitazione fatta di musi lunghi, le fece iniziare un nuovo percorso recitativo che puntava ai piani alti dello star system hollywoodiano.

 

RaiPlay

 

Ginger Rogers, Tim Holt

La ragazza della 5 ª strada (1939): Ginger Rogers, Tim Holt

 

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