Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Probabilmente il peggior film di Monicelli, anche a causa della scelta di un'attrice (la Buy), incapace di sobbarcarsi il peso di una vicenda che la vede crescere da ragazzina a donna matura. Ma, secondo me, il difetto fondamentale è quello di voler far fare al personaggio principale una sorta di "gioco dell'oca", che prevede passaggi obbligati in tutte le fasi nodali della recente (in questo caso anche futura) storia italiana). È lo stesso inconveniente che, sempre secondo me, danneggia alla base anche un esperimento in questo senso analogo come La meglio gioventù, rispetto al quale mancano l'alluvione di Firenze e l'antipsichiatria basagliana, ma tutto il resto si ritrova, con qualche elemento in aggiunta, dal Sessantotto al Femminismo, dall'esperienza con le droghe al terrorismo, dal missionarismo terzomondista alla nuova religiosità New Age (toccando, en passant, altri temi come la liberazione sessuale, l'esperienza della maternità e quella comunitaria, il matrimonio con un filosofo ebreo, il quale, dopo il divorzio, si risposa con una musulmana, mentre la figlia impalma un nipote di Bossi «il federalista che godette di una certa notorietà negli anni Novanta»). La parte migliore è quella dedicata alla presa di coscienza che gli aforismi pronunciati dal filosofo ebreo (Moni Ovadia), messi fuori dal contesto originario, sempre uguali a sé stessi, sono ormai vuoti e privi di senso.
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